Laffusa (Lega): «Dal nuovo Pgt di Legnano nessuna visione del futuro della città»

legnano lega pgt laffusa

LEGNANO – L’altra notte è stata votata in consiglio comunale a Legnano la variante del Pgt. Dopo mesi di lettura (circa 1.600 pagine), ore di studio e di confronto, incontri con tecnici qualificati per capire nel dettaglio questo importante documento per la nostra città, nulla ho potuto dire a riguardo. Dapprima ho dovuto sostituire il presidente Silvestri per un’improvvisa incompatibilità di cui non c’è dato sapere la motivazione. Dopo sono state fissate due date di Consiglio (il 4 e il 5 dicembre) a cui non ho potuto partecipare per impegni inderogabili, di cui questa maggioranza era a conoscenza dalla conferenza dei capigruppo del 15 novembre e a cui è voluta rimanere sorda di fronte alle mie richieste. Perché? Sarebbe forse cambiato qualcosa se avessimo posticipato di un giorno il Consiglio di martedì? Questa si chiama fretta, caro sindaco, e non velocità come l’altra sera ha voluto puntualizzare. Affido quindi qui il mio pensiero riguardo alla variante del Pgt.

Questo documento difetta completamente di una visione di città di qui ai prossimi 10 anni perché resta ancorato a logiche minute di gestione urbanistica ordinaria della città, in linea con la mancanza di coraggio e visione già sperimentata nell’ambito del Piano triennale delle opere pubbliche in riferimento alle progettualità del Pnrr. Al di là delle solite chiacchiere su sostenibilità, transizione green, rigenerazione ecc. utili per qualche articolo sul giornale, ma che difficilmente daranno risposte ai concreti bisogni dei cittadini, delle categorie produttive e del Terzo settore.

Trascurati sport, servizi, alta istruzione

Il Pgt dovrebbe proiettare Legnano nella nuova dimensione di città polo dei servizi pubblici territoriali e per questo non può certo bastare a qualificarlo il famigerato museo dei bambini, per cui andremo ad investire 4 milioni di fondi del Pnrr e 770.000 euro di risorse del bilancio comunale, per consegnare alla cittadinanza un modello bonsai del più conosciuto e importante Muba di Milano. Questa variante poteva rappresentare un’opportunità per individuare nuovi poli sportivi a valenza territoriale, da realizzare anche con il contributo di fondi privati. Abbiamo in città ben 19 ambiti di trasformazione, possibile che non si è riusciti ad immaginare all’interno di nessuno di questi un nuovo palazzetto comunale oppure un nuovo polo natatorio?

Manca un disegno complessivo dell’attrattività pubblica territoriale di Legnano. Abbiamo una sede Inps in dismissione, una sede dell’Agenzia delle entrate di cui sono stati mutilati gli spazi per fare posto ad un centro civico, ospitiamo negli angusti locali di Tecnocity la sede decentrata della Camera di Commercio, sotto i portici di largo Tosi ci sono i locali della sede territoriale dell’Inail. Ma chiedere di individuare in qualche ambito di trasformazione un’area per realizzare un innovativo “Federal Building” promuovendo un progetto di rigenerazione urbana a forte connotazione pubblica all’interno del quale accorpare tutte queste funzionalità istituzionali, era chiedere davvero troppo?

Non si trova all’interno del Pgt uno straccio di idea di nuove funzioni urbane di scala metropolitana: zero centri di ricerca pubblici, zero distaccamenti di laboratori e sedi universitarie, zero grandi attrattori culturali e l’elenco potrebbe continuare…

Bastoni tra le ruote ai progetti edilizi

Veniamo ora allo strumento del permesso di costruire convenzionato che diventerà l’istituto amministrativo prevalente per l’attuazione di tutti i progetti edilizi all’interno del Tuc-Tessuto urbano consolidato, superficie comunale a maggiore intensità di intervento edificatorio in quanto interessa la maggioranza dei cittadini e degli operatori piccoli e medi del settore commerciale, artigianale e terziario e che a seguito dell’approvazione del nuovo Pgt vedrà tutti questi soggetti subordinati, anzi supini al gradimento generale dell’amministrazione, o peggio ai desiderata in termini di soddisfacimento della miriade di micro “interventi per la città pubblica” oberando di ulteriore aggravio di lavoro i già sottodimensionati uffici comunali.

Tutta l’azione dell’amministrazione comunale sugli ambiti di trasformazione è figlia di un furore ideologico contrario alla nuova edificazione, esclusi ovviamente i progetti che più interessano ai fini della propaganda in chiave città green, sociale e culturale come gli interventi di Officine Mak nella ex Manifattura o il campo fotovoltaico nell’ambito di via Liguria. La scelta di falcidiare le capacità edificatorie del vecchio Pgt all’interno degli At, seppure in parte giustificato dall’esigenza di ridurre il consumo di suolo, renderà antieconomici molti degli interventi ivi previsti, a questo aggiungendo l’immane carico di opere compensative che saranno richieste per la loro realizzazione, oltre alla norma di stampo sovietico che imporrà agli operatori la corresponsione di una maggiorazione di almeno il 50% del contributo di costruzione sotto forma di contributo straordinario. Questo aggravio di spese per i costruttori ricadrà sulle spalle dei cittadini legnanesi che si troveranno un prezzo esageratamente alto per acquistare un immobile, ammesso e non concesso che ci sarà qualche coraggioso costruttore che avrà l’audacia di investire sul nostro territorio.

Manca qualsiasi logica immobiliare

Dalla nuova variante di PGT si evincono inoltre variazioni di destinazione senza nessuna logica immobiliare: l’At 5, ex palazzine Trifone, uffici ex Tosi, per esempio, non prevede più residenziale. Questa è una scelta che mi lascia molto perplessa, perché per posizione e potenzialità di riqualificazione rappresentava il biglietto da visita ideale per la città nei confronti di chi usufruisce e investe sul trasporto pubblico per lavoro e studio. Si sarebbe potuto investire su questo pezzo di città per promuovere un hub residenziale da destinare a giovani lavoratori in fuga da Milano per i suoi esorbitanti costi abitativi; oppure uno studentato per intercettare la domanda di alloggi temporanei dagli studenti del futuro campus delle facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano nell’area Mind-Expo. Questo tipo di interventi avrebbe sicuramente aiutato anche a rendere la zona circostante la stazione ferroviaria più sicura.

Questa nuova variante di Pgt non contribuisce ad avere una prospettiva contabile chiara e trasparente della trasformazione urbana: l’assetto di utilità pubbliche complessivamente auspicato dall’amministrazione contempla aree di compensazione per 214.200 mq di nuove superfici di proprietà comunale. A fronte di questo cospicuo incremento di dotazioni di aree pubbliche comunali, si porrà il tema della successiva gestione ordinaria delle stesse, che solo con riguardo agli oltre 160.000 mq di nuove superfici a verde richiederà un significativo impegno economico annuale a bilancio. Inoltre, a fronte delle capacità edificatorie insediabili, l’amministrazione non dà conto, neppure a livello meramente informativo, di quanto potrebbe essere il beneficio economico potenziale per il bilancio comunale.

Le tante “falle” della Variante

Ci sarebbe poi da parlare dell’area della ex Manifattura, della zona sud della Franco Tosi, di tutte le aree che prevedono la costruzione di medie strutture di vendita e non solo (“ex Baratto Legnami” in via Novara 66; viale Cadorna/via del Fante dove probabilmente sarà costruito un Famila Superstore visto che l’istanza presentata è della società Maxdì; viale Toselli/Macallè dove presumibilmente si insiederà un Penny Market; gli At 1 via Agosti, 2 ex Crespi, 3 via Menotti, 4 via Liguria, 7 ex Tosi sud, 8 ex Ansaldo, 9 ex Manifattura, 10 ex dopolavoro Tosi, 11 Gabinella) e potrei andare avanti nell’elenco che è davvero molto lungo…

Daniela Laffusa

Lega Legnano Salvini Premier

legnano lega pgt laffusa – MALPENSA24