Lo skipper Carminati: «Vorrei essere su quella barca in fondo al lago al posto delle vittime» 

Lago maggiore barca carminati

SESTO CALENDE – «Vorrei solo stare su quella barca in fondo al lago al posto di Anya». E’ il messaggio che Claudio Carminati, al timone della Gooduria naufragata domenica 28 maggio nelle acque del Lago Maggiore di fronte a Lisanza, ha mandato ieri sera agli amici riuniti in una cena benefica  per aiutarlo organizzata in un locale di Arolo.

Ha perso tutto 

Claudio Carminati ha perso tutto: la barca su cui viveva, la sua attività lavorativa, la moglie e il loro cane. Ma non solo. Ha sulla coscienza quattro vite (nell’incidente in barca sono morti anche tre passeggeri: Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi appartenenti ai servizi segreti italiani e l’israeliano Erez Shimoni, ex agente del Mossad) e per la procura della Repubblica è indagato per naufragio e omicidio colposo plurimo. Lo scorso sabato in abbazia a Sesto Calende, ai funerali della compagna Anya Bozhkova, è apparso un uomo distrutto dal dolore.  

Un uomo distrutto 

Proprio in quell’occasione, durante un breve colloquio avuto con il sindaco Giovanni Buzzi, aveva rilasciato le sue prime dichiarazioni pubbliche dal giorno della tragedia, spiegando la sua versione dei fatti in merito all’ondata di maltempo che aveva provocato il rovesciamento del natante. Ora, con questo messaggio rivolto agli amici, racconta anche il suo stato d’animo. «Carissimi tutti, vi ringrazio per la vostra solidarietà – questo il testo completo –  e spero che in questa vita o nell’altra potrò ricambiare il vostro affetto impagabile. Voi siete nel mio cuore e davvero vorrei abbracciarvi a uno a uno. Io però vi dico che più di tutto vorrei solo stare in quella barca in fondo al lago al posto di Anya e delle altre tre povere vittime di quel giorno maledetto. Il vostro affetto è straordinario, mi dà un po’ di forza in questi giorni tragici per me e, sicuramente, per molti altri. Spero davvero di rivedervi ma ora non riesco a vedermi neanche allo specchio e fatico a stare in piedi. So che mi capite».

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