Lavoro per i detenuti: il sottosegretario Delmastro promuove il modello Varese

Da sinistra Don David, il prefetto Pasquariello, il sottosegretario Delmastro e il presidente CamCom Vitiello

VARESEIl lavoro come base su cui costruire la vita dopo la detenzione: lo dicono i numeri nazionali aggiornati allo scorso febbraio, con il 2% di recidiva tra i detenuti che hanno avuto la possibilità di inserimento professionale, contro una media del 70%. Un aspetto su cui Varese fa squadra, con le istituzioni coinvolte nella costruzione di una rete comune. La dimostrazione più pratica si è avuta oggi, lunedì 29 maggio, con il convegno “Carcere e lavoro: diritto, rieducazione, opportunità”. Un incontro promosso dalla Prefettura di Varese guidata dal prefetto Salvatore Pasquariello e dalla Camera di Commercio del presidente Vitiello. A chiudere i lavori il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro (nel video qui sotto le interviste).

Lavoro redditizio per le imprese

«Il lavoro è lo strumento che più di tutti rende migliore l’uomo – ha detto l’onorevole di Fratelli d’Italia – dobbiamo lavorarci seriamente: non deve essere un istituto di carattere sociale, ma dobbiamo garantire alle imprese che lavorano dentro o fuori dagli istituti che quello sia lavoro vero e redditizio per le stesse imprese. Questa è la scommessa, perché altrimenti le imprese dopo un anno o due poi smettono di fare i benefattori». Quindi si è espresso sul tema delle agevolazioni fiscali previste dalla legge Smuraglia. «Ci sono già oggi dai 18 ai 24 mesi di trascinamento delle agevolazioni fiscali, questo io lo ritengo assolutamente corretto, così come ci sono le cooperative di tipo b che fra le persone svantaggiate per avere una fiscalità di vantaggio possono annoverare detenuti. Ma oltre una certa misura potrebbe diventare distorsivo del mercato». Come fare dunque per incrementare la percentuale del 35% di detenuti che oggi prestano attività lavorativa (di cui l’86% lo fa negli istituti)? «Sono ancora poche le imprese che partecipano, nonostante avrebbero enormi vantaggi. Questo non accade non perché la legge non è sufficiente, ma forse perché non ci sono abbastanza momenti come questo», ha sottolineato, con un plauso all’iniziativa varesina.

L’intervento del sottosegretario Delmastro

Un protocollo per collaborare

Due i momenti della mattinata, con altrettante tavole rotonde dedicate al tema. Maria Pitaniello, direttore della Casa circondariale di Busto Arsizio, ha ricordato le attività svolte nei carceri di Busto e Varese, dal laboratorio di dolci alla ciclofficina. «Vorremmo cementare la collaborazione col territorio con la stesura di un protocollo che lavori in sinergia per migliorare il pianeta carcere, anche attraverso la pianificazione di open day per favorire la conoscenza da parte di realtà datoriali esterne su quello che è il clima all’interno dell’istituto, oltre che la possibilità di far incontrare proposta e offerta di lavoro mediante formazione e assunzione». Raffaele Grillo dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Varese ha parlato della difficoltà di passare dalle intenzioni ai fatti. «Nelle aziende capeggia sempre diffidenza, il match non è facile e tante volte noi consulenti ci troviamo a smussare questi angoli». Il direttore del carcere di Varese Carla Santandrea, intervenuta a nome del provveditore regionale della Lombardia, ha citato i numeri in crescita dei detenuti che lavorano: negli istituti lombardi si è passati dalla percentuale del 29% nel 2019 al 37% del 2022. Tra le autorità intervenute anche i consiglieri regionali e parlamentari del territorio (nella foto sotto), con l’onorevole leghista Stefano Candiani che ha rilanciato l’atavico problema dei Miogni: «Varese è un carcere vecchio e chiedo alle istituzioni locali e nazionali di fare la loro parte e mettersi insieme».

La voce dei detenuti

A coordinare i lavori Don David Maria Riboldi, cappellano della Casa Circondariale di Busto e consigliere della cooperativa La Valle di Ezechiele. «In due anni e mezzo abbiamo dato lavoro a 22 persone, nessuna delle quali ha commesso nuovi reati: un tasso di recidiva dello 0%». A seguire i lavori tra il pubblico Stefano Binda, che invece è presidente de La Valle di Ezechiele Odv, realtà “figlia” della cooperativa, e che l’esperienza della detenzione l’ha vissuta in prima persona. «Avere uno scopo è fondamentale per le persone detenute, che continuano ad essere padri, mariti e compagni. È importante che ci sia questa concorde e di alto livello volontà politica». A portare la propria esperienza durante la mattinata due detenuti presso i carceri di Busto e Varese: Umberto da 2 ore anni e mezzo lavora per la Croce Rossa Italiana di Varese per pulizie e piccole manutenzioni, con un contratto di 24 ore settimanali, ed è molto soddisfatto del percorso intrapreso. Antonio invece si occupa della produzione della birra “Prison Beer”, che i presenti hanno potuto gustare al termine dei lavori.

Foto di gruppo per La Valle di Ezechiele: tra i collaboratori della cooperativa anche Nino Caianiello

L’esperienza del Comune di Varese

A portare un esempio pratico durante i lavori della mattinata anche il Comune di Varese, che da diversi anni sta attuando il protocollo d’intesa siglato tra Anci e Dipartimento Amministrazione Penitenziaria per l’inserimento lavorativo dei detenuti. All’appuntamento odierno erano presenti il sindaco Davide Galimberti e il dirigente al personale del Comune Gianluca Caruso. Ad oggi l’amministrazione ha inserito 15 persone in attività di manutenzione del verde cittadino, manutenzione edilizia e in lavori di pulizia e mantenimento del decoro del palazzo municipale. Di queste 15 persone otto sono di età inferiore ai 50 anni e sette di età superiore. «Tutte le persone finora inserite hanno dimostrato una grande serietà, un profondo rispetto per il lavoro ma anche per le regole, tutti con un atteggiamento disponibile, flessibile e aperto all’apprendimento», ha osservato il dirigente.