Malpensa, presidio di ambientalisti e sindacati per la riapertura del T2

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MALPENSA – La riapertura del Terminal 2 di Malpensa è prevista per domani, 30 maggio. E il fronte ambientalista non mancherà: le associazioni Unicomal e “Salviamo la brughiera” hanno convocato un presidio (in alto, una foto durante il presidio per l’avvio del cantiere ferroviario Gallarate-Malpensa) in agenda alle 10, durante il quale verrà consegnata una lettera alle autorità istituzionali e a Sea presenti per l’inaugurazione, tra cui presenza il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala. Lo scopo è «evidenziare le gravi condizioni generali esistenti a Malpensa su vari temi», scrivono in una nota. Inoltre «si vorrebbe sollecitare e rendere consapevoli che è possibile risolvere con iniziative concrete la soluzione delle gravi condizioni in cui versano i lavoratori, nella speranza che ci sia la volontà di affrontarle per il bene anche di tutto un territorio in sofferenza».

Le istanze ambientaliste

«Richiamiamo un vecchio slogan inventato per Malpensa tanti anni fa, sempre attuale», dicono le associazioni. «Gli anni sono passati ma la situazione ambientale e lavorativa non è migliorata. Poiché i lavoratori di Malpensa abitano qui, nel nostro stesso territorio, l’omertà ed il silenzio sempre più spesso lasciano spazio alle giuste domande». In questi giorni, ricordano, diversi lavoratori e le loro rappresentanze sindacali di base hanno contattato l’associazione Unicomal e il comitato “Salviamo la brughiera” esprimendo «solidarietà alle istanze ambientaliste riguardo le ripercussioni sulla salute causate dall’inquinamento acustico ed atmosferico, sia in aeroporto che nelle proprie abitazioni».

Le condizioni dei lavoratori

Un passaggio poi sulle condizioni dei lavoratori, definite «precarie ed insufficienti a mantenere un livello di vita minimamente dignitoso». Situazioni «denunciate pubblicamente dagli scioperi dei giorni scorsi». Tra le segnalazioni spiccano «orari scriteriati e paghe decisamente troppo basse, di 5,49 euro lordi all’ora. Si tratta oltretutto di un salario decisamente in caduta libera nel passaggio tra una cooperativa all’altra». Eppure, proseguono, «coloro che rivendicano la volontà di crescita del sedime aeroportuale fanno leva proprio sull’aumento dei posti di lavoro». Da qui, le domande: «Ma è questo lo sviluppo sociale e sostenibile che vogliamo? Considerare il nostro territorio la riserva da cui attingere disponibilità a paghe basse e al precariato».

La protesta dei sindacati

Saranno presenti davanti al T2 anche i sindacalisti di Adl che spiegano così il motivo della protesta pacifica: «Il miraggio Malpensa degli Anni 80 si è dissolto nel nulla. Di volta in volta hanno preteso centinaia di ettari di territorio, per innalzare capannoni, mentre i lavoratori aeroportuali nel frattempo hanno perso diritti normativi e economici. Negli ultimi anni, i lavoratori scappano da Malpensa, dove il lavoro è diventato sottopagato, precario, usurante e non più conciliante con la vita famigliare e sociale. Come rappresentanti dei lavoratori diciamo basta a questa nuova forma di schiavismo. L’aeroporto non deve creare ricchezza solo per le imprese, il gestore aeroportuale, i dirigenti e il Comune di Milano, ma deve garantire un lavoro con uno stipendio dignitoso, e condizioni lavorative che tutelino la salute».

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