Sindaci e ambientalisti, il fronte contro la Malpensa-Gallarate. «Il giorno del lutto»

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MALPENSA – Il fronte del “No” al suo ultimo atto. Non un tentativo, ma un segnale: oggi, primo dicembre, sono partiti i lavori per realizzare il collegamento ferroviario tra il T2 di Malpensa e Gallarate. All’interno della stazione i vertici di Sea e le istituzioni locali, regionali e nazionali. Fuori, gli ambientalisti e i sindaci che fino all’ultimo hanno provato a mettersi di traverso all’opera. Tutto riassunto in una frase, quella dell’architetto sommese Jimmy Pasin: «Oggi è il giorno del lutto».

Casorate paga lo scotto

Le amministrazioni di Cardano al Campo e soprattutto Casorate Sempione (giunte entrambe sostenute dalla Lega) si sono opposte per impedire la posa dei binari. Posizione crollata quando è stato respinto il ricorso presentato al Tar. Oggi, all’interno, il primo cittadino casoratese Dimitri Cassani ha partecipato all’evento di inaugurazione: «Ci siamo attivati – e la mia presenza lo testimonia – per avere garanzie sia da un punto di vista delle tempistiche che per la qualità delle opere di compensazione».

Il sindaci del No. E quelli del Sì

All’esterno, invece, i sindaci del No che arrivano dal Castanese, come Giuseppe Pignatiello (Castano Primo) per ribadire che «non siamo contrari all’aeroporto, ma servono piani e progetti diversi che rendano Malpensa un fiore all’occhiello. Il risultato: silenzio». Oppure il primo cittadino di Cazzago Brabbia, Emilio Magni.

Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, appoggia il progetto: «Malpensa è la prima azienda del territorio, ritengo sia opportuno dare slancio e, anche sulla base degli studi di esperti, proseguire (QUI la videointervista)».

Ambientalisti contro

Tra gli ambientalisti, anche Barbara Meggetto (presidente di Legambiente Lombardia): «Regione non ha mai valutato né considerato il potenziamento del servizio sul raccordo che da Nord già esiste, attraverso il passante di Busto Arsizio».

«Solo 10 minuti abbreviano il tempo dei viaggiatori verso l’aeroporto, in compenso si spendono 210 milioni di euro: 37 milioni a chilometro. Non solo non sappiamo ancora se davvero sarà utile ai passeggeri ma sicuramente non servirà alle merci, visto che non è prevista un’area dedicata allo scalo merci trasportate su ferro».

Sulla stesso linea Massimo Uboldi (Unicomal): «Si tratta di un tracciato devastante, un’opera costosa e dannosa per l’ambiente. Aiuterà il traffico? Non c’è uno studio che lo confermi. Noi chiediamo un Piano d’area, una Vas e una Vis: è ora di definire che tipo che tipo di sviluppo può sostenere il territorio».

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