La ferrovia Malpensa-Gallarate si farà. La sentenza del Tar: stop al ricorso

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MALPENSA – La ferrovia per collegare il terminal 2 di Malpensa e Gallarate si farà. Il Tribunale amministrativo regionale si è esposto, giudicando improcedibile il ricorso presentato dai Comuni di Casorate Sempione e Cardano al Campo. Proprio la brughiera casoratese dovrà pagare il prezzo più alto, visto che è interessata per circa il 90% dal tracciato ferroviario. «Ne prendiamo atto», dice il sindaco Dimitri Cassani. «Il nostro percorso d’opposizione amministrativa termina qui».

La ferrovia si fa

Una partita che è stata aperta per anni. Ha coinvolto in prima linea le amministrazioni comunali guidate da Cassani a Casorate e Maurizio Colombo a Cardano, fin dall’inizio contro la posa dei binari nella brughiera. E si è scontrata con il muro alzato da associazioni, comitati e ambientalisti. Ma alla fine la decisione è ricaduta sul “Sì”. A giocare un ruolo fondamentale è stato il Parco del Ticino, che accettando quei 3,4 milioni di euro di compensazioni aggiuntive «ha fatto venire meno le eccezioni sottoposte dagli enti locali, in linea con le garanzie di sostenibilità dell’opera», ricorda il primo cittadino casoratese. In gran parte anche perché «non c’è mai stata una totale contrarietà ideologica, ma era condizionabile dalle altre opere: Regione ha dato la sua garanzia in merito, quindi le condizioni proposte sono state superate».

«Ci fermiamo qui»

Resta l’amarezza di un percorso che si chiude in questo modo. «Siamo dell’idea che le sentenze vadano rispettate», prosegue Cassani. «Abbiamo fatto quello che abbiamo fin dall’inizio sostenuto, tenendo fede all’impegno preso anche in consiglio». Ora si apre un nuovo percorso. Letteralmente. Ma che non coinvolgerà più l’amministrazione comunale: «Ne prendiamo atto. Non riteniamo ci siano gli elementi e le risorse necessarie per proseguire con altri concorsi in giudizio, perché ci sono motivazioni tecniche che renderebbero vano ogni tentativo ora». Senza dimenticare che «stiamo impegnando le risorse dei cittadini: un conto è mantenere una linea politica coerente, un altro è utilizzare soldi per un iter che ha un esito scontato». Escludendo quindi un nuovo procedimento di fronte al Consiglio di Stato, prima, e alla Corte di giustizia europea, poi. Insomma: «Ci fermiamo qui».

Ora Legambiente

Ora resta l’ultima sfida, quella di Legambiente. Lo stesso giorno, lo scorso 15 febbraio, anche il ricorso dell’Associazione del cigno verde veniva sottoposto al Tar. Ma in questo caso è stato tutto rimandato. La nuova data per la sentenza è stata fissata per il 14 giugno.

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