Le insegnanti di italiano alla deputata leghista: «Busto non abbia paura della scuola di arabo»

Isabella Tovaglieri (a sx) e Cinzia Berutti, una delle insegnanti volontarie

BUSTO ARSIZIO – «Chi ha paura della lingua madre?». Se lo chiedono le volontarie del Progetto “Donne e Minori” dell’Istituto Comprensivo “De Amicis” di Busto Arsizio, rispondendo alle preoccupazioni espresse dall’europarlamentare leghista Isabella Tovaglieri a proposito dell’apertura di una scuola di lingua araba in corso Italia, nei locali dell’ex pizzeria Ciclope. «Solo da noi sono iscritte 27 donne che imparano l’italiano – chiariscono – la lingua ha un ruolo fondamentale come strumento di integrazione». Tra le volontarie c’è anche Cinzia Berutti, consigliere comunale del Pd e insegnante.

I corsi di alfabetizzazione

C’era anche «Shoua, la mamma di Busto Arsizio morta con due delle sue figlie nel terremoto in Turchia», tra le partecipanti ai corsi di lingua italiana alle De Amicis. Ora le volontarie del Progetto “Donne e Minori” – Alessandra, Anna, Chiara, Cinzia, Isa, Ivana, Roberta – intervengono per ricordare che «dal Decreto Sicurezza (del ministro Salvini) del 2018 è necessario superare un esame di conoscenza della lingua italiana per ottenere la cittadinanza», ma anche per chiarire che «a Busto sono attivi diversi corsi di lingua italiana frequentati anche da molte donne». Iniziative che sono la base anche per una «integrazione sociale». Tovaglieri aveva infatti affermato che «per una vera integrazione sarebbe più utile una scuola di italiano per le tantissime donne musulmane che vivono isolate dalla società». «Anche lei sostiene le iniziative per promuovere tra i giovani il dialetto, la nostra “lingua madre” – ribattono le volontarie all’esponente leghista – rappresenta il legame con le proprie radici e con la propria identità culturale. La lingua ha una funzione sociale e riveste un ruolo fondamentale come strumento di integrazione». Ecco perché non dovrebbe fare paura un corso di lingua araba a Busto Arsizio.

La nota delle volontarie

Chi ha paura della lingua madre?

Qualche giorno fa l’europarlamentare Tovaglieri si è detta preoccupata dell’apertura di una scuola di lingua araba in città. Tovaglieri sostiene che per una vera integrazione nel nostro Paese, soprattutto per le donne musulmane, occorrerebbero invece scuole di lingua italiana. I dati rintracciati nel DUP comunale 2024 – 2026, dicono che a Busto Arsizio, nel 2022 sono stati 626 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, l’85% in più dell’anno precedente. Per farlo, dal 2018, in conseguenza al Decreto Sicurezza e Immigrazione, è necessario superare un esame di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello B1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER). Anche per richiedere il permesso di soggiorno di lungo periodo, necessario a tante donne per il ricongiungimento familiare, è necessario presentare una certificazione di conoscenza della lingua italiana di livello A2. Del resto è dal 1975 che sono stati istituiti i corsi di alfabetizzazione. Nella nostra città sono attivi diversi corsi di lingua italiana frequentati anche da molte donne.

È il caso del Progetto “Donne e minori” attivo presso l’I.C. De Amicis da 11 anni. È questo il Progetto frequentato anche da Shoua, la mamma di Busto Arsizio, morta con due delle sue figlie nel terremoto in Turchia dello scorso anno. Il progetto, che è stato oggetto, qualche anno fa di una discussione in Consiglio Comunale, si rivolge alle mamme di lingua non italiana ed offre loro, insieme alle lezioni, uno spazio di incontro. Quest’anno sono iscritte al corso 27 donne che imparano italiano con la guida di 7 volontarie coordinate da una docente dell’Istituto. Come sempre l’Ufficio Educazione Mondialità della Fondazione Pime, sede di Busto Arsizio, collabora al Progetto con un percorso dal titolo “Fuori da sé, da me al mondo”.

Crediamo infatti sia necessario, uscire da noi stessi, dai nostri schemi, dalle abitudini, dai modelli, dalla nostra “comfort zone”… per ritrovarci nella relazione con l’altro. Per questo organizziamo attività che coinvolgono le mamme straniere e gli studenti dell’Istituto in uno scambio intergenerazionale, consapevoli che ciascuno è chiamato a sentirsi protagonista, valorizzando la bellezza e gestendo le fatiche della relazione. Quest’anno il Progetto, che ha partecipato all’evento organizzato in città da VivaVittoria, si apre anche alla collaborazione con Auser individuando momenti di incontro e scambio tra laboratori di fotografia e cucito. I linguisti – tra questi Graziella Favaro pedagogista e formatrice, si occupa da tempo di educazione interculturale, italiano L2, plurilinguismo, fondatrice e responsabile scientifica del Centro Come – ci insegnano che l’apprendimento di una seconda lingua si realizza attraverso la padronanza dei meccanismi della nostra lingua “nativa”. Inoltre la “lingua madre” rappresenta innegabilmente, dal punto di vista culturale, il legame con le proprie radici e con la propria identità culturale. Anche Tovaglieri conosce e sostiene le iniziative che in città promuovono la conoscenza e la diffusione tra i giovani del nostro dialetto, in effetti, la nostra “lingua madre”. La lingua ha una funzione sociale e riveste un ruolo fondamentale come strumento di integrazione; in città tante realtà lavorano per questo.

Le volontarie del Progetto: Alessandra, Anna, Chiara, Cinzia, Isa, Ivana, Roberta.

busto arsizio scuola arabo – MALPENSA24