Legnano, Amga vuole salvare Accam. I candidati Brumana e Radice: «Fermi tutti»

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LEGNANO – Accam incendia la campagna elettorale e a mettersi di traverso sulle manovre in corso per tentare di salvare società e inceneritore sono i candidati sindaco Franco Brumana di Legnano Cambia e Lorenzo Radice del coalizione di centrosinistra. I quali chiedono di “fermare le bocce” almeno fino a dopo le elezioni, quando ci sarà un sindaco democraticamente eletto che potrà decidere su una questione delicata, nella quale si sta imbarcando Amga, la partecipata del Comune. Accam però, nella situazione in cui si trova, non può permettersi di attendere la piega degli eventi elettorali. E questo sarà un ulteriore scoglio da superare.

Legnano si accende e Busto sta zitta

E se Legnano si infiamma per una questione spinosa e delicata, poiché Amga (ma di fatto A.L.A.) pare intenzionata ad accettare la complessa sfida, la confinante Busto, la quale oltre ad avere sul proprio territorio l’impianto ed essere socio di maggioranza, per il momento tace. Anche sull’ingresso di Agesp in Accam, che dovrebbe avvenire subito dopo il via libera di Amga. Anche perché a Palazzo Gilardoni la Lega da tempo sta conducendo una battaglia contro la chiusura (a volte smussata) e la dead line del 2027 è stata ingoiata come l’ultimo rospo. Ora la proroga di altri cinque anni sarà un boccone indigesto, che potrebbe non venire digerito.

La nota di Brumana

Legnano ha già sprecato enormi risorse per le pessime gestioni delle società partecipate. Basti pensare ad Amga, società appartenente per il 65% al Comune di Legnano, che corrispose circa 8 milioni di euro in più per imposte non dovute e conseguenti ai bilanci falsi, che presentavano attivi inesistenti. Ora si apprende che Accam ha necessità di porre rimedio al suo stato di insolvenza entro la fine d’anno e che per essere salvata dal fallimento chiede il coinvolgimento di Amga, che già di per sé è gravata da debiti ingenti.

Il presidente del cda di Accam rivela inoltre che Europower ha ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento del suo compenso mensile di 450.000 euro riguardante le prestazioni dei suoi dipendenti presso l’inceneritore. Il corrispettivo dovuto contrattualmente a questa società, che si vocifera vicina a un partito, è scandalosamente esagerato, tanto che una gestione diretta con il personale di Accam avrebbe comportato solamente costi annui di circa 2.200.000 euro, come risulta da un precedente piano di salvataggio.

Bellora non riferisce che il Comune di Busto Arsizio ha percepito somme enormi per la semplice locazione di un terreno sul quale Accam ha costruito l’inceneritore. Non si può scordare inoltre il coinvolgimento di Accam nell’inchiesta penale “mensa dei poveri”.

Per risarcire e riparare i debiti Accam prevede di prolungare l’operatività dell’inceneritore di arcaica tecnologia, che suscita gravi preoccupazioni per l’inquinamento e la salute pubblica, addirittura sino al 2032.

L’operazione proposta da Accam appare decisamente ottimistica e comunque necessiterebbe di versamenti molto consistenti di Amga e di garanzie di questa società alle banche che elargirebbero finanziamenti di molti milioni di euro. Amga quindi si troverebbe esposta al rischio di subire perdite molto rilevanti che ricadrebbero sul Comune di Legnano e quindi sui cittadini. Se come afferma Accam, la soluzione deve essere trovata entro la fine dell’anno, è evidente che per la complessità dell’operazione verrà chiesto ad Amga di sottoscrivere subito un atto che la impegni al salvataggio e che verrà messo a disposizione dei creditori.  Questa operazione straordinaria così delicata dal punto di vista politico, etico e ambientale e così rischiosa, non può essere approvata da chi dirige Amga senza il consenso dei soci e in particolare del Comune di Legnano, socio di maggioranza assoluto. Il Comune di Legnano e il Comune di Parabiago, altro socio di notevole importanza, rinnoveranno le proprie amministrazioni con le imminenti elezioni.

E’ quindi doveroso che Amga sospenda ogni decisione e non assuma nemmeno responsabilità precontrattuali nei confronti di Accam finchè le nuove amministrazioni di Legnano e Parabiago non avranno potuto esaminare a fondo la questione e valutare il reale interesse dei loro cittadini al salvataggio di Accam.

L’intervento di Radice

Sospendere ogni decisione su Accam fino a che Legnano non avrà un sindaco democraticamente eletto dai cittadini, che possa valutare le proposte formulate dal CdA societario e informarne i legnanesi.
E’ questa la richiesta rivolta ai rappresentanti dei Comuni soci e al commissario prefettizio da Lorenzo Radice, candidato sindaco di Pd, Insieme per Legnano-Legnano popolare e riLegnano alla vigilia dell’assemblea dei soci della partecipata in programma questo pomeriggio. L’appello segue le informazioni su ipotesi di soluzioni che riguardano Accam e che ipotecherebbero il futuro della partecipata sino al 2032.
Da quanto trapelato per Accam si parla, ancora una volta, di fusioni tra le aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti, quindi Amga-Ala per Legnano, di partner industriali, di risanamento. A queste soluzioni per “tirare avanti” noi diciamo no. Il punto vero è che situazioni di crisi come quella di Accam non si affrontano con soluzioni di natura societaria o finanziaria. Il vero problema è: a cosa serve Accam e come vogliamo gestire i nostri rifiuti nei prossimi anni in una logica di sostenibilità complessiva. Noi siamo fermamente convinti che, nell’ambito di una vera politica che tenda alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti, i Comuni soci abbiano, come dovere prioritario, di promuovere la loro riduzione e l’aumento della percentuale di recupero e riciclo. Quindi l’incenerimento dei rifiuti, che purtroppo è ancora necessario, deve essere l’ultima ratio e non una scappatoia di comodo per evitare di affrontare in maniera seria e responsabile il problema. Soltanto con un drastico cambio di rotta Accam potrà essere ancora una risorsa per il nostro territorio».
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