Legnano, campagna elettorale in piscina. Radice: «Serve un nuovo impianto»

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LEGNANO – No al progetto milionario, appena presentato, per la vecchia piscina di viale Gorizia a Legnano (nella foto). Per il candidato sindaco del centrosinistra, Lorenzo Radice, «è un progetto senza visione, una soluzione al ribasso, un’ulteriore dimostrazione del danno procurato dalla giunta Fratus che non ha voluto dimettersi e che ha avuto come conseguenza la mancanza di una guida politica a Legnano per oltre un anno. La città merita un nuovo impianto, moderno e adeguato alle esigenze di tutti. Il nostro obiettivo è realizzarlo in un’altra area».

«Riqualificare unarea dismessa»

«Se saremo scelti dai legnanesi per amministrare – afferma il candidato di Pd, Insieme per Legnano-Legnano popolare e riLegnano – casseremo questa soluzione lavorando a un progetto molto più ambizioso e in linea con i bisogni della nostra città: un nuovo impianto che consideri le esigenze delle famiglie come quelle di chi fa agonismo, da realizzarsi nella modalità del partenariato pubblico-privato». Per la sua ubicazione, Radice fa alcune ipotesi, come l’area dell’ex piattaforma ecologica di via Menotti «qualora si creassero le condizioni per un suo ritorno nelle disponibilità dell’amministrazione comunale» o una delle tante aree non utilizzate esistenti a Legnano. Ad esempio, l’area alle spalle dell’Inps, l’ex Andrea Pensotti tra le vie Firenze e Sabotino, o ancora una porzione del comparto ex Tosi. Tutte soluzioni che «risolverebbero anche annosi problemi urbanistici». Insomma, si potrebbero prendere due piccioni con una fava.

«Lattuale struttura è insufficiente»

Le criticità individuate da Radice nel progetto presentato martedì scorso riguardano il sottodimensionamento della struttura rispetto alle esigenze dell’utenza, i costi dell’impianto («se già sono lievitati da 2 a 3 milioni in fase di progettazione, è difficile immaginare che in corso d’opera non ci sia un ulteriore rialzo») e soprattutto i tempi dell’opera e quindi la chiusura dell’impianto. «Chiudere anche solo per i 18 mesi indicati significherebbe dare un colpo mortale al movimento sportivo che ruota intorno alla piscina e un disagio enorme a migliaia di famiglie». Per lo stesso motivo, critiche al progetto lasciato in eredità alla futura Amministrazione sono state mosse anche dalle associazioni sportive natatorie della città.

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