Legnano laboratorio vivente per studio di massa su geni, ambiente e salute

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LEGNANO – Individuare le caratteristiche dei singoli che possono permettere di comprendere la maggiore o minore capacità di adattarsi a fattori ambientali potenziali cause di malattie, come l’inquinamento atmosferico. È l’obiettivo del progetto “MAMELI-MAppare la Metilazione degli Elementi ripetuti per tracciare gli effetti dell’esposoma sulla salute umana: la città di Legnano come laboratorio vivente (LIving lab)” guidato da Valentina Bollati, docente del dipartimento Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano e vincitrice di un finanziamento del Consiglio europeo della ricerca (Erc) di 3 milioni di euro. Per Bollati si tratta del terzo finanziamento Erc ottenuto dopo quelli del 2011 e del 2018, un record.

Il progetto è stato presentato oggi, venerdì 6 ottobre, a Legnano dalla stessa ricercatrice (nella foto sotto) con alcuni componenti del nutrito team che la accompagnerà nei 5 anni di lavoro e che si avvarrà della collaborazione con altri gruppi di ricerca dell’ateneo milanese, oltre che di altre università e istituti italiani. Lo studio avrà come oggetto le mutazioni della base genetica di migliaia di persone in base all’esposoma, cioè l’insieme dei fattori esterni a cui un individuo è esposto dal concepimento in poi.

Ricerca senza precedenti da 3 milioni di euro

«Il legame tra esposoma e salute – spiega Valentina Bollati – è supportato dall’evidenza che lo sviluppo di uno stato di malattia è in gran parte determinato da fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali, molti dei quali sono modificabili, almeno potenzialmente. Sebbene molte delle esposizioni che compongono l’esposoma siano estremamente comuni, ad esempio l’inquinamento atmosferico, solo una minoranza degli individui esposti si ammala, probabilmente a causa di caratteristiche individuali che alterano la suscettibilità agli stressogeni ambientali».

A partire da questa osservazione, i ricercatori cercheranno di rispondere ad alcune domande quali: la capacità di adattarsi ai fattori scatenanti ambientali può spiegare le differenze che osserviamo nella risposta individuale alle esposizioni? Può essere spiegata dalla diversa capacità adattativa di alcuni? È possibile individuare un modo per identificare e tracciare questa suscettibilità? «Credo fortemente – afferma la coordinatrice del progetto – che all’origine della malattia ci sia una perdita della capacità di adattamento. Dobbiamo quindi cercare che cosa è responsabile dell’incapacità di adattarsi o maladattamento».

Perché Legnano

Per investigare l’ampia gamma di fattori ambientali in un sistema relativamernte controllato su una popolazione urbana, la scelta è caduta su Legnano, l’unica città, oltre a Roma, citata nell’inno nazionale (da cui il nome del progetto MAMELI) e scelta dalla legnanese «molto orgogliosa di esserlo» Bollati per diverse ragioni: «La vicinanza a Milano – spiega – la dimensione adeguata, il fatto che sia nella valle del Po e la collaborazione offerta da sindaco, amministrazione comunale e Avis».

Un precedente simile risale al lontano 1948 negli Usa, quando la città di Framingham, nel Massachusetts, fu teatro di uno studio epidemiologico su vasta scala da cui emerse la correlazione tra stile di vita e malattie cardiovascolari. Per la “coorte” di Legnano il progetto si articolerà in due fasi. La prima coinvolgerà 200 volontari di Avis, che riceveranno un braccialetto per registrare il battito cardiaco e la sua variabilità, la qualità del sonno e il livello di attività fisica; il donatore dovrà inoltre attivare un’app che raccoglierà quotidianamente informazioni sul consumo di acqua o alcool, il fumo e l’umore attraverso domande rapide durante il giorno. Con l’attivazione della funzione Gps sul cellulare, che registrerà la posizione del donatore, sarà inoltre possibile conoscere l’esposizione all’inquinamento dell’aria e identificare la permanenza in aree verdi piuttosto che in zone molto trafficate. I dati riportati dal braccialetto e dall’app saranno raccolti insieme a un’intervista sullo stato di salute e sullo stile di vita dei volontari, a una provetta di sangue, un campione di urine e un tampone nasale. Tutte le informazioni e i campioni biologici raccolti saranno privati di ogni riferimento personale e identificati tramite una sequenza numerica: la tutela della privacy è un punto cardine per i ricercatori di MAMELI.

Nella seconda fase, che prenderà il via tra maggio e giugno 2024, saranno coinvolte per due settimane altre 6.000 persone, maggiorenni, il 10% della popolazione residente a Legnano che, insieme ai soggetti precedentemente reclutati, andranno a costituire la “Coorte MAMELI”. I risultati ottenuti saranno fondamentali per identificare le relazioni tra fattori ambientali, stile di vita e benessere generale: informazioni che potranno essere utilizzate in forma aggregata per sviluppare strategie di prevenzione e migliorare la salute pubblica.

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