Mensa chiusa senza Green Pass. I sindacati di Leonardo: «Inaccettabile»

Leonardo bilancio carta profumo

VERGIATE – «Non possiamo accettare che in Leonardo si impedisca alle lavoratrici e ai lavoratori di consumare il pranzo o la cena all’interno della mensa aziendale – come avvenuto in sicurezza sino ad oggi – e si obblighi qualcuno a consumare all’esterno un “sacchetto o cestino” dividendo le persone». Con queste parole i sindacati nazionali Fim, Fiom e Uilm di Leonardo affrontano quelle che sono «decisioni calate dall’alto per decreto o peggio per Faq ministeriale» per definire l’utilizzo delle mense aziendali. Alla base, mettono in chiaro, il rischio che «questo possa essere solo l’inizio di un processo devastante di decisioni per decreto che modificano in senso discriminatorio il mondo del lavoro». Da qui la proposta, in maniera chiara: «Chiediamo, pertanto, a Leonardo di sospendere l’iniziativa unilaterale e convocare immediatamente il Comitato Covid Nazionale, per garantire il diritto al lavoro e a un pasto decente a tutte le lavoratrici e ai lavoratori».

La sicurezza prima dei vaccini

Durante tutto il 2020, nelle fasi critiche della pandemia, i dipendenti di Leonardo – così come quelli delle aziende metalmeccaniche italiane – «hanno continuato a lavorare ininterrottamente, contribuendo a non gettare il Paese in una crisi economica e sociale irreversibile», proseguono i sindacati. «E consentendo all’Italia di segnare, nel 2021, una ripresa economica e industriale più forte della Germania, come riportato dagli organi di informazione nel corso dei giorni scorsi». Infatti, «in assenza di vaccini e con una diffusione virale multipla di quella odierna», lavoratrici e lavoratori «si sono cambiati negli stessi spogliatoi, hanno lavorato fianco a fianco, hanno mangiato nella stessa mensa e spesso si sono spostati per andare al lavoro sugli stessi mezzi pubblici». Il tutto reso possibile «grazie ai Protocolli di sicurezza concordati». A rincarare la dose il fatto che proprio i vaccini non sono stati disponibili per molto tempo, «ma durante gli ultimi 18 mesi e sino ad oggi, Leonardo e le aziende italiane non sono state luoghi di diffusione del virus. Anzi, contrariamente, sono stati tra i luoghi più sicuri grazie al grande lavoro fatto con i Protocolli Covid discussi e concordati in ogni singola azienda».

L’impegno per vaccinazioni e i prossimi step

Con l’arrivo dei vaccini («che non sono una cura definitiva»), nel permanere dell’assenza di una legge che ne prescriva l’obbligo, «Leonardo e molte altre aziende, anche grazie agli accordi sindacali, hanno messo a disposizione spazi per la vaccinazione volontaria, contribuendo ad una più veloce distribuzione». A oggi, le persone vaccinate sono in forte aumento «ma arrivano notizie fondamentali da parte dell’Aifa, che ha già autorizzato cure farmacologiche per malattie lievi e moderate e per ospedalizzati». E aggiungono: «Parallelamente l’Ema (Agenzia Europea per i Medicinali) ha annunciato che ad ottobre saranno disponibili trattamenti monoclonali ed uno basato su un immunosoppressore che consentiranno un trattamento farmacologico alla malattia».

«Impediremo che si arrivi a derive incontrollate»

A fronte di tutto questo «le decisioni calate dall’alto – ribadiscono – non possono essere gli strumenti per definire l’utilizzo delle mense aziendali». Con il rischio di avviare un processo che possa essere «discriminatorio per il mondo del lavoro (assemblee, votazioni per i rinnovi delle Rsu Rls, incontri e riunioni sindacali, gestione di crisi ai tavoli ministeriali o istituzionali, trattative, manifestazioni, trattamenti di malattia, rapporti di lavoro, sospensioni e licenziamenti ) ma non solo». E concludono: «Sosteniamo e sosterremo tutte le iniziative di Fim, Fiom, Uilm e di Cgil, Cisl e Uil Nazionali nei confronti del governo per impedire che questa situazione porti a derive incontrollate nel mondo del lavoro e nella società».

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