Lo spoil system del presidente Magrini e l’amarezza social della segretaria Guarino

Opposte direzioni. A sinistra Antonella Guarino e in primo piano Marco Magrini

VARESE – Partenze e arrivi. Non siamo alla stazione Centrale di Milano, ma a Villa Recalcati dove l’arrivo del nuovo presidente, Marco Magrini, ha segnato sul tabellone “partenze” il nome di Antonella Guarino, segretario generale e super dirigente per tutto il mandato Antonelli. Un cambio della guardia che non ha mancato di suscitare reazioni: della stessa dirigente non certo contenta di dover preparare il trasloco, ma anche di qualche consigliere provinciale.

Un passo indietro

Piaccia oppure no, “è la politica bellezza”. Che quando comanda fa, nel rispetto delle regole, il bello e cattivo tempo. Non che quattro anni fa, con l’approdo di Emanuele Antonelli a Villa Recalcati, la storia fu diversa. Il sindaco di Busto, infatti, una volta preso in mano le redine dell’ente provinciale chiamò a rapporto Antonella Guarino, all’epoca segretario generale di Palazzo Gilardoni a Busto Arsizio e persona di sua stretta fiducia. La quale non disse certo di no e accettò prima l’incarico a scavalco (per qualche mese tenne un piede a Varese e uno a Busto) dopo di che, quando Antonelli “tagliò” in maniera ufficiale la coda all’amministrazione Vincenzi chiudendo il rapporto con Mariangela Danzì (e in quell’epoca non mancarono perplessità – politiche e umane – sulla scelta), Antonella Guarino divenne la plenipotenziaria in Villa a livello amministrativo.

La storia si ripete

E così ha fatto Magrini, che tra i primi atti da presidente ha comunicato il ben servito al fedele dirigente di Antonelli tenendosi le mani libere per individuare una nuova figura, che abbia anche la sua piena fiducia. Un gesto che lo si legge in un solo modo: il nuovo presidente, pur stimando il suo predecessore, ha voluto (anche simbolicamente) chiudere con il passato. O forse ha lasciato intendere di volerlo fare.

Le reazioni

Le uniche reazioni ufficiali sono quelle che Guarino ha affidato ai social con due post secchi secchi ma densi di amarezza. Post che hanno iniziato a circolare in qualche chat politica. Nel primo, del 2 febbraio, si legge una frase dell’aforista libanese Khalil Gibran sulla proporzionalità inversa tra arroganza e intelligenza (dove c’è l’una manca l’altra). Nessun riferimento, neppure casuale. Il secondo post è meno criptico: “Vado via senza clamore e senza strepiti perché questo è il mio stile. Lascio ai posteri l’ardua sentenza”. Parole amare, raccolte (pubblicamente) dal consigliere Alberto Barcaro che dopo aver salutato la dirigente costata: “I politici passano ma i dirigenti restano”. A meno che, come scrive Barcaro, tranne quelli che hanno “un ruolo legato ai politici, che prima di tutto dovrebbero avere rispetto delle persone”. In altre parole, la storia si ripete.