Se la politica canna le priorità

lodi cannabis politica

di Massimo Lodi

Il ministro del Lavoro Orlando – in armonia con l’omologa alle Politiche giovanili, Dadone – sostiene che l’approccio repressivo alla droga negli ultimi anni non s’è fatto carico delle fragilità. Perciò rilancia la proposta di depenalizzare l’uso della cannabis, al pari del prossimo Cancelliere tedesco Scholz.

I nostri governanti trascurano (1) che a rimuovere il problema, nel medesimo periodo ed equivocando sull’educazione dei figli, sono stati i genitori, succubi di quell’idea che marchia d’autoritarismo le regole comportamentali informate a storici princìpi etico-sociali. E ignorano (2) che la fragilità più importante di cui farsi carico è la famiglia. Chi riveste ruoli strategici amministrando il Paese dovrebbe essere il primo a saperlo. E non farsi secondo a nessuno nel distinguere tra momento e momento, quando si decide d’affrontare un tema.

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Massimo Lodi

Questo è il momento inadatto a ridiscutere di cannabis. Una chiamata al referendum, con centinaia di migliaia di firme, sta lì a ricordare che dell’argomento bisognerà occuparsi. Bisognerà. Ora tocca ad altro. L’obiezione che le emergenze sanitaria ed economica non impongono il differimento di questioni importanti sottovaluta un fattore-chiave. Cioè che l’eccezionale impegno cui viene chiamata in tempo pandemico la classe politica sollecita unità d’azione. E l’unità d’azione appare tanto più realizzabile quanto minori sono gli argomenti di disunità messi sul tappeto. La cannabis figura tra di essi.

L’avvedutezza suggerisce d’obbedire a un elementare principio di gestione ministeriale. Ma l’avvedutezza è dote non sempre presente nei ranghi delle istituzioni, dai quali la logica dice che bisognerebbe prendere esempio. Bisognerebbe. Talvolta, meglio non prenderne.

Infine, sulla famiglia. Il tema è complesso al punto che vi s’incagliano gli analisti sociali, gli specialisti della formazione, gli esperti in relazioni umane. E dunque: chi siamo, noi e qui, per giudicare? Nessuno. Restano tre fatti: il disgregarsi della convivenza civile, l’incrinarsi d’alcuni baluardi di millenaria cultura, lo spegnersi d’una riconoscibile fiamma educativa. Detto senza tic retorico né voglia passatista.

Ai papà e alle mamme di spirito lasco, che lasciano sbagliare i rampolli anche quando ne colgono gli errori, una dedica firmata Oscar Wilde: “All’inizio i figli amano i genitori. Dopo un po’ li giudicano. Alla fine raramente, o quasi mai, li perdonano”. Potrebbe valere per gli elettori e i politici, sostituendo due verbi: apprezzano invece di amano, criticano al posto di giudicano. E lasciandone uno, provvisto d’avverbio così com’è: raramente li perdonano. Dunque, riepilogando: “All’inizio gli elettori apprezzano i politici. Dopo un po’ li criticano. Alla fine raramente, o quasi mai, li perdonano”.

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