Un’icona del cinema poliziesco al Baff. Premio Stracult per Luc Merenda

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BUSTO ARSIZIO – Un’icona del cinema poliziesco degli Anni Settanta, ma che ha interpretato qualsiasi personaggio gli venisse proposto, con ruoli nell’horror, nella sceneggiata e nella commedia, come ad esempio in “Superfantozzi”. Luc Merenda sarà ospite della prossima edizione del Busto Arsizio Film Festival, dove riceverà il premio Stracult e presenterà la sua autobiografia “La mia vita a briglie sciolte”. La diciassettesima edizione del Baff si terrà a Busto Arsizio dal 30 marzo al 6 aprile e sarà diretta da Steve Della Casa e Paola Poli. È organizzata da B.A. Film Factory, presieduta da Alessandro Munari e dal Comune di Busto Arsizio, con l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni.

Si racconterà in un incontro pubblico

Luc Merenda, icona del cinema poliziesco italiano degli Anni Settanta, sarà ospite del Baff dove, oltre a ricevere il premio Stracult, sarà protagonista di un incontro pubblico in cui si racconterà partendo da “La mia vita a briglie sciolte”, sua autobiografia a cura di Marina Crescenti ed edita da Bloodbuster. Il libro è un dialogo a due, risultato delle lunghe conversazioni parigine a “briglie sciolte” con Marina Crescenti. È una valanga di ricordi che passano dai toni leggeri, a volte frivoli, all’impegno e alle considerazioni serie. Luc Merenda, idolo delle donne, attore dalla vita affascinante non è rimasto intrappolato nel cliché del commissario che tante volte ha impersonato e ha continuato la sua carriera nel cinema fino alla fine degli Anni Ottanta, interpretando qualsiasi personaggio gli venisse proposto, dal western alla commedia, dal dramma erotico al giallo.

Una vita avventurosa

La sua è stata una vita avventurosa. Nato in Francia, di origini italiane veniva da una famiglia stravagante. Il padre, architetto di Lugano, di nobili origini, dopo aver fatto furore ad Agadir aveva comprato un monastero in Provenza. Luc amava i film americani e si ritrovò a New York a fare il cameriere prima e il fotomodello poi.
Sfonderà nel cinema, ma la sua Hollywood la troverà in Italia a Cinecittà, la sua patria d’adozione che lo accolse a braccia aperte agli inizi degli Anni Settanta.
Sergio Martino lo dirige, tra gli altri film, in “Milano trema: la polizia vuole giustizia” (1973), in “La città gioca d’azzardo” (1975) e ne “La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide” (1975), uno dei primi film ad affrontare il tema dei servizi deviati. Per la regia di Fernando Di Leo è un commissario corrotto in “Il poliziotto è marcio” (1974). Interpreta invece un padre disperato, assettato di vendetta ne “La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori” (1975) e recita la parte di un abilissimo truffatore nella commedia “Gli amici di Nick Hezard” (1976). Diretto da Stelvio Massi è protagonista con Carlos Monzón de “Il conto è chiuso” (1976) e con Tomas Milian de “La banda del trucido” (1977). Nel 1978 recita nel thriller “Pensione paura” di Francesco Barilli. Lavora con Tinto Brass in “Action” (1980) e in ruoli comici, come quello dell’antagonista di Paolo Villaggio in Superfantozzi (1986). Nel 2007 Quentin Tarantino, che ha sempre dichiarato di considerare Luc Merenda uno degli attori ad avere ispirato la sua passione per il cinema, ne vuole fortemente il ritorno sul set. Luc Merenda appare infatti come guest star in “Hostel 2”, prodotto dallo stesso Tarantino e diretto da Eli Roth.

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