«Masterplan Malpensa, Cattaneo ha fatto digerire ai sindaci il boccone amaro»

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Abbiamo appreso dalla stampa che l’incontro del 4 aprile tra Regione Lombardia e i Sindaci del Cuv ha messo le basi per un prossimo accordo che comporterà uno sviluppo per step (metodo era già previsto nel Masterplan 2035) della cargo city a sud dell’aeroporto. Questo è avvenuto “grazie all’abilità contrattuale” dell’assessore all’Ambiente regionale Raffaele Cattaneo che è stato in grado di far digerire ai sindaci il boccone amaro, nella logica delle compensazioni che tutto ha un prezzo, con la realizzazione di future reti energetiche e di infrastrutture viarie. A tale proposito ci poniamo alcune domande: perché l’ampliamento esterno del sedime quando si sarebbero potuti utilizzare i terreni della terza pista già conglobati nel sedime aeroportuale? Come mai dei sindaci che si vedono distruggere il proprio Comune tra progetti ferroviari e ampliamenti della cargo accettano di essere subalterni a SEA? 

Uni.Co.Mal. è dichiaratamente contrario all’espansione della  Cargo city, verso la brughiera di via Gaggio, riqualificata, questa sì, con anni di lavoro volontario svolto in modo appassionato da cittadini lonatesi con la Pro Loco. Questi amministratori locali stanno male interpretando il loro ruolo, quello prioritario di difendere l’interesse pubblico delle proprie comunità e non quello di accordarsi con una società il cui unico scopo è il profitto. Vogliamo inoltre ricordare che le conseguenze dello sviluppo scellerato di questo ampliamento vanno ben al di là del sedime, coinvolgendo il Piemonte, il nord Milanese e l’area di seconda fascia. Si deve riconoscere che esiste un limite di sviluppo ai voli di Malpensa e questo è già stato raggiunto. Molti studiosi affermano che per venti anni l’aeroporto ha lavorato al di sotto delle proprie capacità strutturali: Non sarebbe meglio riqualificare e potenziare ciò che già esiste invece di espandersi progressivamente a spese del territorio circostante?

Pe distruggere un sito di pregio naturale ci vuole pochissimo tempo, ma per ricrearlo la natura impiega dei secoli. Un richiamo utile è quello della nostra Costituzione che tutti gli amministratori pubblici dovrebbero perseguire; ricordiamo l’art. 8 sulla tutela del paesaggio e l’art. 41 che dice esplicitamente che lo sviluppo dell’economia privata (in questo caso SEA) non deve comportare il danno ambientale. 

Questi vincoli devono essere tenuti sempre presenti dai nostri Amministratori. Questo tentativo di accordo mette in luce l’atteggiamento che si manifesta da più di vent’anni; si stanno aspettando ancora le mitigazioni e compensazioni ambientali presenti nel vecchio Piano d’Area, l’attuazione delle prescrizioni del Decreto D’Alema e l’applicazione delle sentenze della Corte Costituzionale che a vario titolo hanno confermato quanto l’interesse pubblico, ambientale e paesaggistico, sia prevalente sul privato. 

Unicomal Lombardia
(Unione comitati comprensorio Malpensa per la tutela della salute e dell’ambiente)

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