Maroni pronto alla sfida: «A Varese si vince. Non sarà come a Saronno»

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VARESE – «Buonasera, buonasera. Grazie di tutto, Arrivederci». Roberto Maroni, quando arriva al Circolo di Bizzozero parte con un dribbling ai giornalisti: saluta e senza scucire una parola prende di filata il cancello. Per entrare nella saletta dove ad attenderlo ci sono i militanti della Lega. Per ascoltarlo e capire in maniera definitiva e ufficiale se finalmente ha sciolto le riserve rispetto alla sua candidatura a sindaco di Varese.

Su consulenze e processi

E a quanto pare Maroni sarà proprio il candidato del centrodestra. Anche perché a chi dei militanti gli ha chiesto quale atteggiamento avrà rispetto alle consulenze che ha in essere, l’ex primo ministro ha risposto: «Sono pronto a mollare tutto perché ormai ho preso questa decisione», mentre sulle vicende giudiziarie ha detto: «Se uno riveste un incarico istituzionale sa che non può difendersi da questo tipo di accuse. E’ stato riconosciuto che ho rispettato la legge. Io sono tranquillo».

Riprendiamoci Varese

Poi però Maroni si concede a domande telecamere e smartphone. E parla di come intende riprendersi Varese, di Galimberti che non va sottovalutato, della necessità di puntare sull’ascolto dei varesini e di tornare sul territorio. Ma anche dei progetti, «di quelli anche piccoli, forse più importanti di quelli grandi, perché sono quelli che la gente vuole per vivere meglio la città o rioni».

L’ex ministro degli interni non si sottrae nemmeno dal commentare la sconfitta di Saronno e del centrodestra: «Oggi (lunedì 5 ottobre) i risultati delle amministrative  ci dicono due cose – spiega Maroni – la prima è che dobbiamo impegnarci a fondo per riprenderci Varese e la seconda è che dobbiamo vincere al primo turno. Ma noi sappiamo come e cosa fare».

Usa l’ironia quando salta fuori il nome di Daniele Marantelli: «Io lo vorrei candidato con me. Anche se ora lui fa il nonno» e quando c’è un accenno alla squadra unita con riferimento alle precedenti elezioni amministrative.

Amo il gioco di squadra

«Non sarò un uomo solo al comando – continua Maroni – mi piace lavorare in squadra e costruirla». E smentisce anche le voci che hanno battezzato la sua candidatura come un bluff: «Non so chi abbia sostenuto ciò. Io so che dobbiamo riprenderci Varese, che non sarà facile e che dobbiamo fare come il Milan (la sua squadra del cuore ndr), magari vincere con qualche rigore, ma alla fine vincere».

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