VISTO&RIVISTO Una potente storia di riscatto e di amore

minchella howard elegia americana

di Andrea Minchella

VISTO

ELEGIA AMERICANA, di Ron Howard (Hillbilly Elegy, Stati Uniti 2020, 117 min., Netflix).

Una storia americana. Un sogno americano. “IL” sogno americano. Se non sei nato negli Stati Uniti questo “Elegia Americana” potrebbe sembrarti, in alcuni momenti, esagerato o incomprensibile. Ma fidandoti di Ron Howard, veterano di grandi storie ed emozioni forti, ti lasci trasportare in questo ritratto penetrante e toccante di una normale famiglia americana. La provincia, geografica e sociale, diventano punti cardine su cui è incentrata la vicenda che coinvolge tre generazioni: dalla anziana ma fondamentale nonna Mamaw, alla sregolata e dolce Bev, fino al forte e sensibile J.D. Una vicenda emozionante e disturbante dove la felicità sembra sia una chimera che può appartenere solo alle persone “facili”, alle persone che non devono lottare ogni giorno per una sopravvivenza dignitosa ma complicata.

J.D., il cui punto di vista diventa quello dello spettatore, è un bambino introverso e sensibile di una cittadina americana alla fine degli anni 90. Sua madre Bev, una irriconoscibile e toccante Amy Adams, combatte ogni giorno con la solitudine, con relazioni sentimentali dannose e con uno stato d’animo irrequieto e facilmente incendiabile. Sua sorella Lindsay cerca in ogni modo di sopravvivere in un contesto famigliare difficile e schizofrenico. Nella stessa via abita sua nonna Mamaw, il cui ruolo Howard lo ha voluto affidare ad una potente Glenn Close.  La brava e camaleontica attrice aggiunge un altro personaggio difficile alla sua lunga serie di caratteri che, durante la sua immensa carriera, ha egregiamente portato sullo schermo. Il nonno Papaw abita sempre nella stessa via, ma in un’altra casa.

Presto Howard ci catapulta nel 2011, quando J.D., ormai adulto, studia a Yale per diventare avvocato. Sembrano lontane le sue origini e le sue radici, ma un ricovero per overdose della madre lo scaraventa violentemente nella sua casa d’origine, nel sud dell’Ohio, dove ben presto riesploderanno tutte le vecchie incomprensioni e i mai assopiti rancori. Howard a questo punto ci accompagna dentro un’aggrovigliata e complessa faccenda famigliare. Assistiamo al racconto toccante di come la fragilità, l’assenza, la mancanza e la violenza, spesso, siano tutte collegate tra loro. Assistiamo ad un ritratto in cui è chiara la differenza tra difendere e perdonare. Capiamo con forza che le radici, a volte, possono sembrarci un intralcio.

Ron Howard ci spiega come, in America, la scuola davvero può essere presidio di meritocrazia e di riscatto. Il racconto è denso di spunti e di immagini potenti. Il Motel americano, qui, diventa una specie di purgatorio. Diventa per la fragile Bev una possibilità di prendersi una pausa dai dolori e dalle sofferenze della vita. La droga diventa per Bev una medicina per annebbiare le sue mancanze e la sua solitudine. La tossicodipendenza è il tratto distintivo di chi non si nasconde ma decide di mettere su un piatto tutte le proprie debolezze. Forte l’inquadratura che più volte viene utilizzata, su una mano segnata e tesa, quella di Bev, che cerca, anche solo per un attimo, il calore naturale e medicale del proprio figlio.

“Elegia Americana” è un meraviglioso ritratto di noi, in fondo. Ci rendiamo conto che quando perdiamo un familiare, perdiamo un pezzo di noi. Se ci prendiamo cura di un nostro familiare, ci prendiamo cura di noi stessi. La nostra missione è, dunque, cercare di spezzare la catena di errori che possono aver compiuto i nostri genitori. Howard ci mostra chiaramente che le nostre radici, comunque, sono ciò che ci trasformano e che ci rendono visibili agli altri.

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RIVISTO

MOMMY, di Xavier Dolan (Canada-Francia 2014, 139 min.)

A 25 anni il prodigio e potente Xavier Dolan dirige, probabilmente, il suo più completo e riuscito progetto. Un viaggio assurdo e claustrofobico nelle zone più nascoste del rapporto che ognuno di noi ha e ha avuto con la propria madre. La contrapposizione tra amore e odio sono il lessico comune per tutta la durata del film. Un ragazzo e sua mamma sono le colonne portanti di questa storia, dell’intera umanità, in fondo.

Il regista canadese scrive e dirige una vera storia d’amore; “LA” storia d’amore d’eccellenza. Il rapporto materno diventa un micidiale detonatore per l’esplosione di una serie di emozioni che travolgono i protagonisti e gli spettatori. La dolcezza e il rimpianto, l’amore e la sofferenza, l’ira e la gioia diventano ingredienti necessari per un’esperienza d’amore unica e irripetibile. Assolutamente da cercare e vedere. E rivedere.

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