Niente “rancio” a chi lavora in mensa alla Nato di Solbiate: il sindacato fa causa

SOLBIATE OLONA – «Gli addetti alla mensa della Base NATO non hanno diritto alla pausa pranzo. Assurdo». A denunciarlo è il sindacato LRM (Libera Rappresentanza dei Militari), dopo che al personale che si occupa del servizio mensa alla Caserma “Ugo Mara” sono arrivate delle richieste di recupero di somme tra i 200 e i 3000 euro a titolo di rimborso dei pasti consumati in servizio.

Il contenzioso

«Le motivazioni poste alla base di tale richiesta di denaro al personale – spiega il sindacato LRM – sarebbero da ricondurre al fatto che non gli spetterebbe la pausa pranzo pur lavorando per 8 ore continuative». Questo perché l’orario di lavoro imposto al personale di servizio in mensa andava dalle 7 alle 15, mentre «una direttiva interna prevede la non fruibilità della pausa e del pasto gratuito qualora l’orario di lavoro non si protragga almeno fino alle 15:30 (indipendentemente dall’orario di inizio servizio)», come ha fatto notare l’ufficio ispezioni amministrative della Difesa (Ispedife).

“Rancio” indigesto

Un “rancio” decisamente indigesto per i militari della base di Solbiate Olona dove sono di stanza il quartiergenerale della Brigata di Supporto NRDC-ITA (le forze di intervento rapido NATO) e il 33° Reggimento “Ambrosiano”. L’ispezione, rivela il sindacato dei militari, avrebbe generato «il “panico” di chi fino a quel momento non eccepiva alcunché sul fatto che il personale si segnalasse come di consueto per usufruire del vitto gratuito in orario di servizio». A quel punto al personale è stato chiesto di «ripagarsi il pranzo che gli sarebbe dovuto spettare».

La contraddizione tra norme

Il sindacato LRM però contesta il fatto che la legge «sancisce l’obbligatorietà della pausa pranzo qualora l’orario di lavoro giornaliero sia superiore alle 6 ore». Una contraddizione che non è stata risolta. O meglio, a seguito dell’ispezione «ai colleghi è stato prolungato l’orario di lavoro di 30 minuti», ma il recupero forzato delle somme non è stato sospeso, ma procede con la «messa in mora dei malcapitati militari», come denuncia l’organizzazione sindacale. «Il personale si è trovato lo stipendio fustigato fra trattenute e conguagli. Famiglie intere di militari rimasti con poche centinaia di euro di stipendio».

Il sindacato dagli avvocati

Così, siccome «ad oggi nulla è pervenuto in merito ad una risoluzione bonaria della questione», LRM ha dato mandato ad uno studio legale di Milano per «adire le vie legali in tutte le sedi opportune al fine di tutelare gli interessi dei propri iscritti e il buon diritto». Perché al sindacato «appare grottesco lavorare in cucina e stare digiuni dalle 7 alle 15 non prevedendo il pasto spettante, il mancato pasto, un buono pasto che sia. Lavorare in mensa per 8 ore, cucinare per i commilitoni e attendere di tornare a casa per consumare un pasto. Sembra una barzelletta ma c’è poco da ridere».

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