Verbania come Berlino?

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Tra Procura e Ufficio Gip ddl tribunale di Verbania confronto aperto sulla strage del Mottarone

di Adet Toni Novik

“Strage della funivia, magistrati contro, verità in forse”, così il titolo dell’editoriale di Vincenzo Coronetti.
Che ne pensi di quello che succede a Verbania, mi ha chiesto il mio amico Roberto Porrello, tu che conosci bene sia il Pm Bossi che il Gip Banci Buonamici? E’ vero. Le conosco bene, professionalmente e per gli incontri conviviali che ci hanno riunito nel corso degli anni (decenni?) trascorsi nello stesso palazzo. Per dire, hanno festeggiato con me la mia nomina in Cassazione, e mi hanno salutato al pensionamento. Due magistrati di valore, lavoratrici, colte, intelligenti, pronte ad affrontare i contrasti senza tirare indietro il piedino (non di tutti, anche tra i maschietti, si può dire la stessa cosa). Ecco perché sono rimasto colpito nel leggere che, secondo le solite fonti bene informate (io chiamerei con il loro nome i pettegolezzi), sullo sfondo delle “divergenze procedurali e di merito… vi sarebbero (lo scrivono alcuni giornali) divergenze di natura personale”.

Quindi, se ne deduce, i provvedimenti giurisdizionali sarebbero stati inquinati da divergenze di natura personale? Mi domando, e domando a Vincenzo Coronetti, qualcuno vuole giudici fotocopia, che, come il cane di Pavlov, agiscano secondo istinti condizionati? E allora, che ne facciamo della struttura di personalità, che rende ciascuno di noi un unicum che agisce in base alle proprie convinzioni etiche, intelligenza e cultura (nel caso, giuridica)? Durante il mio percorso lavorativo, ho assistito a feroci contrasti tra p.m. e giudice istruttore, tra corte di assise e tribunale del riesame, ma nessuno ha tirato in ballo le divergenze di natura personale. Come dire, ah lo sappiamo, le donne sono umorali!

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Adet Toni Novik

E’ da un po’ di tempo che riflettevo sul ruolo assunto dal Pm nel sistema giudiziario. Un ruolo muscolare privo di adeguati controlli, tali non potendosi definire quelli del Gip che non ha il controllo del processo (come lo aveva il giudice istruttore e che ha visto proprio per questo scatenarsi gli appetiti della politica per il controllo delle procure). Si è spesso addebitato al Gip di appiattirsi sulle tesi del Pm; addirittura è stata approvata una norma per impedire la trasposizione nelle ordinanze di custodia cautelare delle richieste del Pm (il copia- incolla informatico), e adesso che un Gip, in un drammatico caso di eccezionale risonanza mediatica, è andato in disaccordo con l’accusa, si evocano “divergenze di natura personale”? Credi, caro Vincenzo, che Donatella Banci non sapesse quante polemiche e attacchi personali avrebbe suscitato il suo provvedimento? Non pensi che sarebbe stato molto più semplice per Lei seguire la corrente populista che voleva tutti in carcere “a prescindere”? Quanti applausi avrebbe ricevuto, ma non avrebbe seguito la propria coscienza: fiat iustitia et (o ne, secondo la propria impostazione) pereat mundus.

Ho letto sia il decreto di fermo dei Pm che l’ordinanza del Gip. Ognuno ha esercitato il suo ruolo: secondo le previsioni del codice, con la partecipazione dei difensori. Entrambi i magistrati hanno dovuto lavorare su un quadro in evoluzione, e ci sarà tempo e modo per districare quella che a me pare una matassa ingarbugliata mettendo in luce le singole responsabilità: la responsabilità penale è personale, cioè per fatto proprio, dice la Costituzione. Qualcuno (forse Sansonetti sul Riformista) ha paragonato il giudice di Verbania a quello di Berlino. Non mi pare calzante. La ricostruzione storica più accreditata dice che i giudici di Berlino diedero sempre torto al povero mugnaio che si era visto deviare dal proprietario del mulino il corso d’’acqua che faceva girare la macina, e ciò nonostante pretendeva il canone di affitto. Stando le cose come stanno, il Gip di Verbania avrebbe riconosciuto il diritto del mugnaio a non dover pagare il canone di locazione per un mulino che per fatto del proprietario non macinava più.

In questi giorni cade il trentennale di Vermicino che diede un nuovo volto alla tv e inaugurò l’era del dolore in diretta. Bene che in questo caso cada un po’ di silenzio stampa.

Strage della funivia, magistrati contro, verità in forse

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