Nuovo ospedale, il doppio voto di lunedì (a Gallarate e in Provincia) allarma il Pd

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GALLARATE – Lunedì, 8 novembre, prossimo si determina una singolare coincidenza. Al pomeriggio il consiglio della Provincia di Varese voterà la rinuncia ad attuare la procedura di pubblico dibattito per snellire l’iter per la realizzazione dell’ospedale unico Busto-Gallarate. La stessa sera, in consiglio comunale a Gallarate, si discute la proposta di “Obiettivo Comune Gallarate” di indire un referendum per raccogliere il parere dei cittadini in merito al nuovo polo sanitario.
«Le due proposte discordano totalmente negli intenti», sottolinea il consigliere comunale e provinciale Carmelo Lauricella (Partito democratico). «Quella discussa a Varese, con motivazioni di semplificazione, tende a togliere alla popolazione la facoltà di proposta ed indirizzo; quella discussa a Gallarate si propone l’esatto contrario».

Notevoli perplessità

Secondo Lauricella, la proposta provinciale desta notevoli perplessità. «Nel merito, fa specie, in un momento in cui tutti mostrano preoccupazione per l’astensionismo e la diffidenza verso la politica, un provvedimento che limita la partecipazione: un cittadino ignorato non può che essere un cittadino disamorato». Nel metodo invece il consiglio provinciale è composto prevalentemente  da consiglieri che territorialmente non hanno alcun interesse verso l’Ospedale unico, e quindi neanche titolo reale, pur avendo titolo normativo. «Inoltre, dopo la recente tornata elettorale, non rappresenta neanche la reale composizione della platea amministrativa provinciale. Non a caso il rinnovo consiliare è stato volontariamente posticipato  a dopo le elezioni comunali, in modo in modo da rendere realmente rappresentativo il futuro, eligendo consiglio».

Procedura democraticida

Inoltre, sottolinea il rappresentante dem, nelle pieghe della norma si annida la possibilità per cui la decisione, da parte di Provincia, di rinunciare al dibattito pubblico, permette ad altri consigli comunali interessati, ovvero Gallarate, di non attuare a propria volta la procedura, senza dover prima procedere a dibattito e voto.
«Sorgono delle domande da rivolgere ai consiglieri gallaratesi che siedono contemporaneamente in consiglio provinciale. Una procedura pur legittima a norma di legge, presentata come semplificativa ma secondo me “democraticida” non andrebbe quanto meno essere deliberata a Gallarate, a viso aperto, da coloro che la utilizzeranno e ci mettono la faccia, piuttosto che in modo  defilato, nel corso di un consiglio provinciale non pubblico, ed in cui soltanto quattro  su sedici sono gli amministratori realmente interessati? E ancora: si può farsi dettare la linea da una assemblea sopravvissuta a sé stessa, su un tema che influenzerà l’economia dei prossimi trent’anni, la sanità dei prossimi cinquanta e l’urbanistica dei prossimi cento?»

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