Olgiate, Pisoni: “Un milione di euro per l’ex oratorio del Buon Gesù. Troppo”

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OLGIATE OLONA – Ex oratorio del Buon Gesù: «Ma quanto ci costi?». Se lo chiedono gli esponenti della lista civica Viviamo Olgiate Insieme, che pur non avendo alcun consigliere eletto, sono sempre stati molto attivi nel panorama politico del paese e sull’operazione in questione fanno quattro conti: «Un milione di euro. E non è ancora finita».

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Polemiche e macerie

Sull’area, dove un tempo c’erano un campo da calcio e gradoni in cemento armato, oggi il Comune sta realizzando la nuova casa che ospiterà la cooperativa Progetto Promozione Lavoro. Ma l’intera operazione, a partire dalla demolizione, non è mai filata via liscia. Tanto che in corso c’è anche un’indagine. Ne ha dato notizia ufficiale il sindaco Montano durante l’ultimo consiglio. Su cosa però si stia indagando nulla si sa. Gli atti sono segreti.

Pare che tutto sia partito dalla segnalazione degli esponenti del gruppo V.O.I., i quali hanno “avvisato” Polizia locale, Provincia e Arpa che, al momento della demolizione è stato raso al suolo tutto ciò che stava “fuori terra”, ma non la parte interrata, dove sono state accumulate e coperte le macerie. Che in realtà avrebbero dovuto essere smaltite. Questo nel 2014, a seguito di un demolizione piuttosto fulminea.

Quasi come il Duomo di Milano

«Ma il punto non è tanto l’indagine – spiegano Albero Pisoni, Edoardo Torri, Luigi Magon e Alessandro Re – La prima cosa da dire è che le macerie sono rimaste lì per più di tre anni. Poiché sono state rimosse solo nel marzo scorso. E poi i costi. Quelli della demolizione, che da 125 mila euro sono passati a 264 mila e quindi più che raddoppiati. E quelli della costruzione. Lievitati anche quelli. Hanno sbagliato ad applicare l’aliquota dell’Iva. Inoltre pare che abbiano stabilito di utilizzare il ribasso d’asta, non tanto per le migliorie al progetto, ma per rimuove le macerie».

Ma secondo gli esponenti della civica è presto per tirare le somme: «Non sono ancora stati conteggiati gli interventi esterni e gli arredi interni. Opere che faranno salire ancora il totale da investire. E poi non è chiaro chi si accollerà le spese di mantenimento della struttura. Insomma dal punto di vista realizzativo sembra il Duomo di Milano. Per tutto il resto, invece, ci sono molte cose ancora da chiarire».

Si poteva risparmiare

Tra abbattimento e costruzione, i conti fatti dagli esponenti del gruppo V.o.i. arrivano a sfiorare il milione di euro. La cifra preventivata per progettazione e realizzazione è di 750 mila euro. Ai quali vanno aggiunti i fondi della demolizione. «Eppure – dicono – c’era un’alternativa ben più economica e che avrebbe dato più servizi. Strano che qualcuno in maggioranza (non fanno nomi, ma il riferimento è a Ugo Bassi ndr) non abbia detto nulla su un progetto ipotizzato già ai tempi del sindaco Volpi e che, oltre alla sede della cooperativa, avrebbe creato anche spazi per il “Dopo di noi”».

Troppe stupidaggini

olgiate paolo maccabeiPaolo Maccabei non si sottrae davanti alla questione. Parla dei tempi di costruzione, «che sono ragionevoli» e dell’intervento, «che sarà fatto con tutti i crismi». Il resto? «Sono stupidaggini. Propaganda elettorale di basso livello». A partire dai costi lievitati: «Stiamo parlando di una struttura di 500 metri quadrati e non di un capannone prefabbricato», spiega Maccabei, consigliere con delega all’Urbanistica. «Questo significa che non si costruisce da un momento all’altro e soprattutto che, nel corso dell’opera sono stati decisi tutta una serie di miglioramenti, che hanno comportato un aumento della cifra prevista. Il cantiere è lì da vedere. Va avanti».

Maccabei invece nulla sa del progetto che prevedeva una riqualificazione dell’ex oratorio e che avrebbe accolto, oltre alla cooperativa, anche spazi per il “Dopo di noi”: «Mai visto una progettualità precisa, con tanto di cifre. E anche se ci fosse, vorrei ricordare che stiamo parlando di una struttura realizzata negli anni Settanta e che è rimasta abbandonata fino al 2014. Intervenire con una riqualificazione non credo fosse la soluzione migliore».

 

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