Ospedale per i bambini vittime di guerra a Legnano? «Anche ai sogni servono fondi»

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LEGNANO – «Una bella idea, molto avanzata. Forse troppo». Eugenio Vignati, direttore di presidio degli ospedali di Legnano e di Cuggiono, commenta così la proposta del direttore della Chirurgia plastica ricostruttiva al San Gerardo di Monza, Massimo Del Bene, di aprire a Legnano, magari sfruttando parte dei locali dismessi del vecchio ospedale, un centro di cura e assistenza per i bambini vittime delle guerre, in particolare con mutilazioni permanenti. La proposta, apparsa sulle pagine del quotidiano Il Giorno e ripresa da Malpensa24, ha suscitato grande interesse in città per la sua portata sia sul piano umanitario che su quello strettamente sanitario. Rimane, però, in sospeso un altro aspetto, ovvero quello pratico, per non dire materiale. «Per realizzare un’idea simile – avverte Vignati – ci devono essere i fondi necessari e non può essere un privato o un’associazione a reperirli».

Vignati, direttore di presidio a Legnano: «Investimento da 10 milioni»

legnano ospedale bambini guerraIl dottor Vignati (nella foto a fianco) conosce bene il collega di Monza da cui è partita l’idea, o meglio «il sogno»: Del Bene, che vive a Legnano, ha lavorato nell’ospedale cittadino all’unità operativa di chirurgia plastica e della mano, mentre Vignati è stato direttore sanitario proprio a Monza. «Ho ben presente il problema posto da Del Bene – esordisce –. Ero a Milano quando vi venivano ricoverati, dopo essere atterrati a Pisa, i bambini dal Kosovo. E allora ho visto cose tremende. Del Bene richiama valori etici, umanitari e deontologici sui quali non posso che essere d’accordo. Sono contento che abbia buttato un sasso. Rimane però da definire tutto il supporto tecnico, di personale, attrezzature, assistenza fisiochinesiterapica per il recupero della mobilità che un progetto simile comporta. A occhio e croce, stiamo parlando di un investimento di una decina di milioni di euro per avviarlo e mantenerlo in vita».

«Fare leva su enti pubblici, privati e organizzazioni internazionali»

Vocato alla concretezza, il dirigente medico dell’ospedale di Legnano fissa i punti imprescindibili per trasformare in realtà il sogno di Del Bene. «L’idea è fondata, occorrono le strutture di supporto. Primo, acquistare uno stabile, poi attrezzarlo. Se fosse nell’area dell’ex ospedale, non ci sarebbe bisogno di una ristrutturazione radicale. E poi serve una officina per le protesi come quella sorta a Budrio, in provincia di Bologna, in tempo di guerra per i soldati mutilati. Nel nostro caso servono protesi diverse per accompagnare la crescita del bambino, che deve contare anche sulle terapie più appropriate». Alla fine, come spesso capita, è quasi solo una questione di soldi. «Ci vorrebbe una cordata di imprenditori – conclude Eugenio Vignati – o una organizzazione internazionale, come l’UNICEF. Per i bambini del Kosovo ci fu uno stanziamento della Regione. Allora sì che l’idea potrebbe camminare sulle sue gambe, e magari avere anche un ritorno in termini di occupazione».

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