«Un centro per curare i bambini vittime di guerra nel vecchio ospedale di Legnano»

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LEGNANO – Aprire a Legnano un ospedale per i bambini vittime delle guerre, magari sfruttando gli enormi spazi del vecchio ospedale. La proposta, tanto ammirevole quanto concreta, arriva da Massimo Del Bene, direttore della Chirurgia plastica ricostruttiva, chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva al San Gerardo di Monza. La sua équipe, tanto per intenderci, è quella che 9 anni fa eseguì un doppio trapianto di mani, con risultati unici al mondo. Ogni giorno è la speranza a cui si aggrappano le vittime di incidenti e di malattie che compromettono l’uso di braccia e gambe. Da tre anni cura anche i migranti scampati agli orrori dei lager libici: ferite recenti o vecchie di anni. E ora guarda avanti.

Del Bene al “Giorno”: «Sogno voli umanitari per salvarli e riportarli a casa»

«Il mio sogno – spiega Del Bene al quotidiano “Il Giorno” – è aprire un ospedale dei bambini di guerra». Attualmente, racconta, l’unica chirurgia cui si ricorre nei Paesi di provenienza dei migranti è l’amputazione. «Ma quando tu a un bambino che vive in certi Paesi del mondo hai amputato una gamba o un braccio, lo hai reso un mendicante per tutta la vita. Lì sono tutti lavoratori manuali: se gli togli la capacità di presa, sono finiti. E poi non c’è nessuno che gli dà le protesi, che un bambino deve cambiare ogni sei mesi perché cresce». Di qui l’idea espressa dal microchirurgo al “Giorno”: caricarli su un aereo sanitario, portarli qui, dare loro le migliori cure e riportarli a casa una volta guariti. Il tutto non a carico dello Stato, ma grazie a finanziatori privati. «Qui abbiamo medici, infermieri, fisioterapisti, fisiatri, assistenti sociali. Ora occorre trovare imprenditori in grado di sostenere questa magia».

«Legnano il posto giusto, serve fondazione per raccogliere fondi da privati»

“Qui” però, per Del Bene, non è Monza, bensì Legnano, dove il medico abita. Per diversi motivi. Primo, la vicinanza con l’aeroporto della Malpensa, luogo di arrivo dei voli sanitari; secondo, la presenza del vecchio ospedale dismesso lungo corso Sempione. «È all’asta per 6 milioni di euro, ma non lo vuole nessuno» conclude Del Bene la sua intervista al quotidiano, suggerendo la creazione di una fondazione o una onlus per raccogliere i fondi necessari.

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