Ospedale unico, parlar d’altro per opportunismo elettorale

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Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’Ambiente e leader varesino di Noi con l’Italia, nelle dichiarazioni raccolte da Gabriele Ceresa sostiene che il tema dell’ospedale unico tra Busto Arsizio/Gallarate non deve essere dato in pasto alla campagna elettorale. Il rischio sono le strumentalizzazioni, politiche e di campanile, che possono derivare. Una posizione, questa di Cattaneo, da consumato democristiano, di quella pasta di democratici cristiani di un tempo che tendevano a rinviare i problemi, se non addirittura a dissimularli: meno se ne parla, maggiori sono le probabilità che l’opinione pubblica eviti di prenderne atto. Soprattutto sotto elezioni. Non ce ne voglia Cattaneo, ma dissentiamo. L’argomento del nuovo nosocomio dovrebbe invece tenere banco, eccome, proprio in campagna elettorale. Si tratta di una questione datata e ancora irrisolta, quanto di primaria importanza per il futuro del Basso Varesotto, probabilmente la più importante di tutte. E non c’è bisogno di spiegarne i motivi.

La stessa Letizia Moratti, responsabile del Welfare a Palazzo Lombardia, ha spiegato che la Regione aspetta il via libera dei sindaci, cioè i primi cittadini di Busto e Gallarate, per concretizzare il progetto. Il quale, come tutti sanno, offre una serie di sfumature contraddittorie, tra chi lo giudica irrinunciabile e chi, invece, prevede sfracelli per la sanità locale. E’ chiaro che prendere una posizione piuttosto che un’altra scontenterà sempre qualcuno. Siccome questo qualcuno vota, ecco che diventa necessario spostare in là una parola definitiva attorno alla vicenda, perdendo così altro tempo. Vero è che, sia Emanuele Antonelli sia Andrea Cassani, si sono più volte espressi a favore dell’intervento, seppure con diversi pesi e misure. Gallarate, ad esempio, chiede garanzie viabilistiche. Nel centrodestra delle due città c’è anche chi osteggia il futuro ospedale accampando ragioni persino velleitarie e antistoriche. Né più né meno quanto propone una certa sinistra, dal Pd in giù, che vedrebbe di buon occhio il rifacimento delle strutture sanitarie esistenti, benché obsolete e di difficile riqualificazione rispetto alle moderne esigenze curative.

Insomma, il ventaglio delle posizioni è composito e, tra i cittadini, ai quali arrivano messaggi confusi e opposti, domina il disorientamento che, a valle, ha la disinformazione. Certo, per un punto Martin perse la cappa, ma qui è in gioco il sistema sanitario di un intero territorio, che rischia di smarrire negli opportunismi la già scarsa attrattività sanitaria a favore delle dirimpettaie Varese e Legnano. Lo ha ripetuto proprio Cattaneo: senza una moderna, attrezzata, funzionale ed efficiente struttura, Busto, Gallarate e i loro circondari finiranno per diventare sotto il profilo sanitario succursali di altri presidi. Ci pare scontato.

Chi non è d’accordo sul nuovo ospedale, lo dica o la ribadisca adesso. Chi è favorevole spieghi con altrettanta determinazione quali sono i vantaggi rispetto a complessi sanitari come il Circolo di Busto o il Sant’Antonio Abate di Gallarate che, piaccia o no, hanno fatto il loro tempo. Parole chiare, che non suscitino fraintendimenti e aiutino la gente a capire. Troppo comodo svilire o, peggio, cancellare il dibattito o, come spesso succede, parlare d’altro per la paura di affievolire il consenso. La posta in gioco è troppo alta per barattarla con l’opportunismo elettorale. Come i vecchi democristiani, appunto, che non davano mai risposte nette ma lasciavano delle “porte aperte”, oscillando tra il detto e non detto. Però sulla salute collettiva non si può giocare al ribasso. Nè, tanto meno, scherzare.

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