Anno nuovo, accendiamo le nostre lanterne verdi

di Luigi Patrini

“Anno nuovo, vita nuova!” si diceva una volta in questi giorni dell’anno. Forse per qualcuno era una promessa sincera (almeno come promessa!) di impegno a cambiare qualcosa: a non fumare più, a mangiare un po’ di meno, a non dire parolacce… Per la maggior parte di chi faceva la promessa, però, si trattava di un rito senza alcun significato e con un po’ di ipocrisia; in verità, se uno fa un proposito serio e sincero di cambiamento, non c’è bisogno di aspettare il primo giorno del nuovo anno per cominciare: ogni giorno è buono e l’anno di verifica dell’impegno assunto può benissimo cominciare il 26 febbraio o il 3 settembre!

Un amico, incontrato in questi giorni in montagna, riflettendo sugli effetti che la ripresa della pandemia con il rapido diffondersi della “variante omicron” (niente discoteche aperte a Capodanno, mascherina obbligatoria ffp2 anche all’aperto, ecc…), mi ha suggerito: “Dopo il covid niente sarà più come prima: siamo proprio costretti a cambiare davvero”. L’osservazione mi ha fatto tornare alla mente la battuta che fece un anno e mezzo fa Papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”. Alla fine del secondo anno di pandemia ci sarebbe proprio da augurarsi che qualcosa cambi; io lo spero, ma vedo pochi segni incoraggianti! Certo però che potrebbe accadere qualche evento straordinario e, chissà …..

patrini lanterne verdi
Luigi Patrini

Questo ci induce a sperare: “contra spem in spe”, come dice San Paolo (Rm. 4,18). Chi avrebbe potuto immaginare il “movimento” (di questo si tratta!) delle lanterne verdi sui confini orientali della Polonia? Non perdo la speranza che qualcosa cambi e vorrei che in tanti ci impegnassimo a rendere reale questa aspettativa tanto sperata: se riuscissimo a “cambiare davvero”, il covid potrebbe essere ricordato non solo come una pestilenza terribile, che ha colpito duro tante regioni in Italia, in Europa e nel mondo intero, che ci ha costretti a tante privazioni, a tante fatiche, a tante perdite dolorose di congiunti e di amici, ma potrebbe essere un momento di salutare assunzione di responsabilità. Non possiamo nasconderci come la nostra età, che potremmo qualificare come “l’età dei diritti esigiti e dei doveri dimenticati”, abbia contribuito a create un “tipo umano” nuovo, nel quale le pulsioni libertarie, soprattutto quelle legate ai cosiddetti “diritti insaziabili”, rischiano di offuscare ogni senso del dovere, soprattutto del dovere di “essere responsabili”, cioè di dover “rendere conto” delle nostre scelte.

Non dimentichiamoci, infatti, che ogni diritto ha sempre un corrispettivo dovere. Il diritto alla salute, comporta il dovere di curarsi e di prevenire la malattia, il diritto alla libertà di pensiero implica il dovere di cercare la verità, il diritto ad un tenore di vita dignitoso comporta il dovere di vivere dignitosamente. Non si deve poi dimenticare che ciascuno ha il dovere di rispettare i diritti altrui: chi rivendica i propri diritti dimenticando i rispettivi doveri, contribuisce a sgretolare la società, perché i diritti fondamentali, se sono davvero “veri”, si fondano sulla legge naturale che la ragione può benissimo conoscere, fondando sulla ragionevolezza la nostra convivenza civile.

Proprio questa “ragionevolezza nella convivenza civile” è, spesso, ciò di cui si sente tanto la mancanza. Un amico sacerdote, non più giovanissimo, mi scriveva qualche giorno fa: “Quante riflessioni mi ritrovo a fare e a pregare per il dispregio del donare la vita, per lo svuotamento della bellezza e dell’energia di una sessualità corretta e gioiosa, per lo scatenato individualismo ed egoismo mortale!”. Il suo mi è parso proprio un invito alla responsabilità; un invito ad amare di più la Chiesa per chi è credente, ma un invito, comunque valido per tutti, ad usare di più la Ragione! Un invito per tutti e per ciascuno! Troppo spesso si pensa che debbano essere gli altri a cambiare, ad essere più attenti, ma la questione riguarda ciascuno: riguarda me, te, il tuo vicino di casa…

Ognuno deve decidere cosa fare e cosa cambiare; l’ha detto con simpatica chiarezza T. S. Eliot: “Mille vigili che dirigono il traffico non dicono ai viandanti dove andare e perché”, ognuno deve decidere e scegliere personalmente! In fondo si tratta di recuperare un gusto per la vita e la voglia di usare la ragione: questo ci dovrebbe aiutare a cercare il bene per noi e per chi ci sta vicino. Dobbiamo smettere di essere individualisti: l’individualismo dilagante ci sta disgregando e sta davvero offuscando la ragione.

C’è nel mondo una violenza che manifesta la diffusa e pericolosa irragionevolezza dilagante: non dirò della crudeltà – spesso dimenticata dai media – dei militari del Myanmar che hanno fatto bruciare vivi 35 cristiani; era la vigilia di Natale, stavano fuggendo lontano dai combattimenti della feroce guerra civile in atto in quel lontano Paese;  erano nei pressi del villaggio di Moso, nella Birmania orientale: sono stati arrestati, picchiati e legati per essere bruciati vivi insieme ai 7 veicoli su cui stavano fuggendo. Fra i 35 morti vi sono anche due operatori di Save The Children che, secondo alcune fonti, sarebbero di cittadinanza inglese.

Ma la violenza è presente, in forme meno terribili apparentemente, ma pur sempre irragionevoli, anche tra noi; spesso vediamo i frutti perversi di quel nichilismo, che Augusto Del Noce prima e Benedetto XVI poi con tragica ironia qualificavano “gaio”: aborto, eutanasia, utero in affitto, pornografia, prostituzione, pedofilia e via dicendo. In tutto ciò non c’è nulla di gaio ormai! Poche cose ci dicono, come questi fenomeni che sono in cerca di legalizzazione, come sia schizofrenica la nostra società, incapace di ritrovare quel sano gusto di vivere e di affrontare la Realtà rispettandola, che è l’humus su cui è fiorita la nostra civiltà.

Il punto fondamentale da cui ripartire per dare corpo alla speranza che è in tutti noi e che nessuno riesce a spegnere del tutto, è un serio impegno per la famiglia, oggi al centro dello scontro culturale e politico nell’Occidente evoluto e progressista, che la sta disgregando e destrutturando. Occorre un serio impegno da parte di tutti, singoli, gruppi, partiti, forze sociali e culturali per aiutare la famiglia naturale, quella formata da un uomo e una donna, aperta all’accoglienza di nuove vite: nella “Lettera” scritta alle famiglie, Papa Francesco scrive che spetta a loro “la sfida di gettare ponti tra le generazioni per trasmettere i valori che costruiscono l’umanità”.

Per sperare e dare sostanza alla nostra speranza, perché non sia la solita vana promessa di chi dice “anno nuovo, vita nuova”, dobbiamo aiutarci tutti a fare qualche passo concreto nella direzione giusta, altrimenti le lamentazioni sull’ “inverno demografico” saranno inutili e controproducenti. Credo che concordiamo tutti sul fatto che occorra finalmente dare spazio alle positività che pure ci sono e che dobbiamo aiutarci a riconoscere. La “positività” permanente del Natale, vicino proprio ai giorni in cui inizia l’anno nuovo, ci può aiutare. Cerchiamo che le lanterne verdi non si spengano! Né intorno a noi, né dentro di noi.

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