Pd: invece di due anime, meglio la scissione

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La sede nazionale del Partito democratico al Nazareno, Roma

di Massimo Lodi

È sbalorditivo, il doppioruolismo esterno del Pd. Fa una campagna elettorale aborrendo il patto coi Cinquestelle, ora ne auspica l’istituzione: tutt’insieme a costruire una minoranza coesa. Pensarci prima del voto, no? Tirar dentro, costasse quel che costasse, la squadra Calenda-Renzi, no? Far quagliare un simil Ulivo, no? Macché: campo largo adieu, e avanti sul sentiero stretto che ha condotto al dirupo.

Poi, roba fresca e purtroppo grave. L’escalation della guerra procede, l’ancoraggio all’alleanza occidentale vuole saldezza, le colpe dell’autocrate-aggressore van ribadite/deprecate, richiedere l’alt a bombe e missili impone una netta differenziazione di responsabilità, le discese in campo (in piazza) reclamano un obiettivo preciso. Dunque manifestare sì, ma contro Putin. Invece no: un pezzo dei Dem distingue, generalizza, mixa una realtà con l’altra: la tirannia e la libertà. È sbalorditivo, il doppioruolismo interno del Pd.

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Massimo Lodi

Quale idea si faranno i milioni d’elettori – perché comunque sono qualche milione – che han votato un partito e ora vedono profilarsene due? Anziché tirarla in lungo col rito congressuale, ingaggiando dibattiti tra i quali manca solo quello sui minuti di cottura della pasta, il Pd che ha governato nell’ultimo decennio dovrebbe sveltirsi, cambiare rapido leadership e punti-clou del programma, rivolgersi alla gente comune (comune, eh) con linguaggio intelligibile, argomenti popolari, idee di ferma semplicità. Non ballerine, mutevoli, variopinte.

La rifondazione è questo. Darsi una coerenza, metterla in atto, dismettere il trasversalismo. Iniziando da un atteggiamento risoluto/unanime sulla ricerca della pace. Per raggiungerla, o cominciare a trattarla, van deposte le armi da parte di chi le impugna – facendo migliaia di morti – contro un popolo inerme. Se (1) non lo si aiuta a proteggersi, l’Europa avrà alle porte lo squalo pronto a sbranarla. Se (2) gli Stati Uniti stoppano l’invio di armi, la partita finisce qui e male. Se (3) si accetta, o perfino e surrettiziamente si caldeggia, il retropensiero d’una resa dell’Ucraina, ci renderemmo chini all’umoralità (amoralità) post-zarista.

Con tale spirito il Pd dovrebbe riposizionarsi a sinistra. Tregua sì, ma senza confondere i rei e le vittime. Evitando d’equiparare l’antidispotismo all’antiamericanismo. Non cedendo d’un millimetro sulla trincea dei valori/diritti etici e civili, oltre che politici. Il Pd non deve cambiare il nome. Deve cambiare alcuni cognomi. Che ne firmerebbero l’inesorabile declino, vietandogli d’uscire dall’ambiguità e precipitandolo nel ruolo di gregario della corsa populistica. Dunque, nessuna reticenza a rompersi, se è il caso: piuttosto d’un movimento preda del perenne equivoco, meglio due forze politiche distinte. Si chiama scissione, e benvenga. Ce ne son già state, nella storia della sinistra italiana, e alcune affatto negative. Anzi.

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