Il PD a Malnate cerca ancora l’intesa, ma Bellifemine tira dritto: «Mi candido»

Da sinistra Bernardoni e Bellifemine

MALNATE – Oggi, sabato 24 febbraio, il Partito Democratico avrebbe dovuto fare chiarezza sul proprio futuro elettorale. Invece andrà in archivio come il giorno in cui Irene Bellifemine ha annunciato la sua candidatura, segnando forse un solco incolmabile lungo la via della pacificazione con i dem, perlomeno al primo turno.

Sta di fatto che la presa di posizione di Malnate Sostenibile è stata accolta quasi come una provocazione tra le fila democratiche. Anche se il segretario provinciale Alice Bernardoni, presente all’odierno summit malnatese, cerca di tenere accesa la flebile fiammella di una possibile unione.

Alice Bernardoni, nel giorno in cui il Pd si ritrova per trovare una soluzione su Malnate, Irene Bellifemine annuncia in maniera ufficiale la sua candidatura. Quasi un voler mettervi alle strette, non crede?
«Il Partito Democratico non è certo alla strette. Sta lavorando per trovare una via d’uscita alla situazione che si è venuta a creare».

Ancora? Ma davvero credete che ci siano margini per far rientrare la crisi?
«Ripeto, io non metto la parola fine alla possibilità di un centrosinistra compatto anche a Malnate. Dopodiché, visto le loro continue fughe in avanti, Malnate Sostenibile e Irene Bellifemine devono essere disposti a sedersi al tavolo e a dialogare. E non è annunciando la candidatura a sindaco che si colmano le distanze».

Quindi nell’incontro di questa mattina avete preso atto che in campo c’è Irene Bellifemine e avete individuato una candidatura alternativa targata Pd?
«Questa mattina ci siamo confrontati e abbiamo tracciato una via che ci porterà a capire e a decidere nei prossimi giorni. Non abbiamo parlato di nomi, e in ogni caso non toccherà al provinciale farli. Qui abbiamo un circolo che lavora e che saprà, se necessario, trovare la persona giusta. Al momento però il nostro primo obiettivo è andare uniti».

Il Pd, nella propria roccaforte provinciale e con un sindaco uscente, sta dando sublimi lezioni di tafazzismo, con il rischio di alzare bandiera bianca. Ci sarebbe quasi da ridere sull’autolesionismo politico, non crede?
«Malnate è la terza città per importanza in cui siamo al governo nella nostra provincia. Non dobbiamo perderla. Più che ridere, noi siamo davvero preoccupati».

E a ragione poiché il centrodestra che ha fiutato l’occasione potrebbe ricompattarsi e contendere la vittoria. Insomma, se il centrosinistra va diviso non sarà certo una passeggiata di salute, vero?
«Il centrosinistra diviso è sempre un problema, soprattutto in questo periodo che sappiamo quale aria tira e con anche il voto delle Europee accorpato alle amministrative».

Voi parlate di centrosinistra unito ma qualcuno dice che, a conti fatti, tutto il campo largo, escluso il Pd, sta con Bellifemine. È così?
«Qui l’alleanza storica conta, oltre al Partito Democratico, Insieme e quelli di Sostenibile. A me pare che solo questi ultimi stanno andando da un’altra parte. Pd e Insieme non hanno mai smesso di lavorare per un progetto amministrativo condiviso. Quindi chi parla di un Partito Democratico isolato non dice il vero».

Perdere Malnate potrebbe significare cambiare gli equilibri politici su scala provinciale e quindi perdere, a settembre, la maggioranza anche a Villa Recalcati. Il centrodestra ha già tirato fuori la calcolatrice e si sta già sfregando le mani per il ribaltone che, in ogni caso, vi sarà imputato. Lo sa, vero?
«Non possiamo perdere Malnate sia per una questione di equilibrio politico sia per una questione simbolica. Ed è per evitare che accada il motivo per cui tutti stiamo lavorando».

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