I monopattini di Stato che fanno male alla salute

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Il lancio della campagna a favore dei monopattini in Comune a Busto Arsizio

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, afflitto dalle difficoltà e dalle incertezze del momento e da una confusione diffusa ho cercato di trovare conforto in qualche ragionamento corretto, in un deciso movimento di pensiero, nella ricerca del ben d’essere che risulta sempre una buona ragione per leggere e riflettere. Credevo di essere sulla buona strada ritrovando alcuni scritti di amici e colleghi esperti in Medical Humanities quando malauguratamente mi sono distratto solo un attimo con i giornaloni del P.U.C. (Pensiero Unico Corretto), Corriere della Sera, Repubblica e affini, e fu subito sera, di più fu subito notte fonda.

Allarmi sull’inevitabile Covid, allarmi sui risultati elettorali e sui ballottaggi, allarmi sui prossimi terremoti economici, allarmi per la cronaca violenta e spietata, allarmi per i delinquenti della mascherina selvaggia. Scoraggiato ho preso a sfogliare altre testate diciamo meno “governative” e improvvisamente una notizia ha trapassato quei pochi neuroni rimasti delusi e disperati. Un fondo di un intelligente giornalista che discettava dei “monopattini di Stato che fanno male alla salute”.

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Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, ormai già sapete la mia inclinazione per le due ruote, il mio viatico per il buon umore e l’allegrezza e per questo non ho potuto esimermi dall’approfondire l’argomento. Noi motociclisti siamo molto interessati a tutti gli altri mezzi a due ruote. Non siamo benevoli, anzi siamo forse un po’ troppo critici, ma anche voi potete confermare facilmente come le nostre strade siano invase da una discreta baraonda. Non voglio contribuire alla nota incomprensione fra le ruote grandi e piccole, fra scooter, biciclette e affini, sebbene la tentazione sia grande. Diciamo che molti interpretano il Codice della Strada più come un suggerimento che come un dispositivo di legge. E forse occorre anche dire che, a mio parere, le nuove disposizioni contenute nel DPCM, chiamato “Semplificazioni” (nel governo Conte vi sono di certo degli umoristi) del 7 settembre u. s., hanno ulteriormente complicato la circolazione consentendo ai velocipedi di percorrere le strade a senso unico in direzione contraria.

Probabilmente per favorire la mobilità cosiddetta “dolce” le due ruote che mancavano erano proprio i monopattini. Così, complice la pandemia, nel decreto Rilancio del dicembre 2019 al fine di incentivare la mobilità sostenibile con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle “emissioni inquinanti, climalteranti ed acustiche”, dei volumi di traffico privato, della congestione veicolare e dell’occupazione dello spazio pubblico, è stato previsto un bonus mobilità. Si tratta di un contributo pari al 60% della spesa sostenuta (salvo esaurimento dei fondi pari a 120 milioni) per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché veicoli per la mobilità personale e propulsione  prevalentemente elettrica come monopattini, hoverboard e segway. In quel decreto era inoltre previsto che bici, e-bike e monopattini elettrici avrebbero potuto fermarsi ai semafori davanti a tutti gli altri veicoli e fruire di corsie riservate ricavate sulle carreggiate esistenti.

Poteva la nostra città, Busto Arsizio,  fare a meno di un simile vantaggio? Di certo no. La municipalità ha provveduto con enfasi alla diffusione di questi “veicoli” anche con un servizio a noleggio, nonostante gli allarmi che da più parti si erano levati. Sul Corriere della Sera del 18 settembre u.s. si leggeva un articolo nel quale era riportato che a Milano in 108 giorni ci sono stati 136 incidenti nei quali erano coinvolti proprio i monopattini. La baraonda alla quale accennavo è sotto gli occhi di tutti e i monopattini schizzano veloci e “sicuri” per le strade della nostra città ed anche oltre. I più sportivi si lanciano con spinte “a gamba tesa” di grande forza e destrezza zigzagando pronti e precisi fra le macchine in movimento ma la maggioranza preferisce un comodo monopattino con un adeguato motorino elettrico. Naturalmente senza una protezione adeguata, di notte, imprudenti vestiti di scuro, con due “potenti” lumi posti davanti e dietro, segnalano in modo “evidente” la loro presenza sulla strada ma ahimè a volte sembrano soltanto delle ombre che all’improvviso si materializzano a fianco degli altri veicoli creando non poca sorpresa accompagnata quasi sempre da numerosi improperi.

C’è chi li trucca per raddoppiare la velocità, c’è chi li impiega per fare delle gare e poi ci sono i furbetti che li usano in due per trainare altre persone. Il parcheggio è dove non si dovrebbe e ovviamente alcuni li abbandonano dove capita mortificando, caso mai occorresse, il degrado della nostra viabilità. Passate di notte presso la stazione ferroviaria, le poste centrali o lungo alcune arterie come il viale Lombardia e ne avrete le prove. Non c’è limite che non possa essere superato e questo nuovi “surfisti di terra” si credono onnipotenti e invincibili mentre guardano con sufficienza e irritazione chiunque li affianchi troppo da vicino.

Cari amici vicini e lontani, attenzione però a non criticare questi nuovi mezzi di circolazione. Il P.U.C. non lo consente. Tutto questo è in assoluta coerenza con la “green vision” della circolazione futura, con la dovuta moderazione dei consumi degli idrocarburi, con il doveroso contributo alla diminuzione dell’inquinamento, soprattutto in questa stagione che vedrà accendere i riscaldamenti. Il P.U.C. prevede solo lodi ed encomi per questa nuova era di esaltante scorrimento. E poi si parla male dei motociclisti!

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