Pgt, Confcommercio: «Varese ha bisogno di più parcheggi e meno supermercati»

Da sinistra: Tanzi, De Wolf, Parravicini, Besacchi e Chierichetti

VARESE – «Se un brand importante della grande distribuzione è disposto a mettere sul piatto tanti soldi per realizzare un grande parcheggio al servizio della struttura di vendita, ci sarà pur un motivo, no?». Il “tarlo” che viene messo sul tavolo da Confcommercio e spalanca un portone sul futuro degli esercizi di vicinato, ma anche dell’anima della città di Varese da qui ai prossimi 20 anni, in tempi di revisione profonda del pgt è semplice, ma efficace.

Il commercio e l’urbanistica

Ed è altrettanto certo che la salvezza dei “piccoli” passa dai posti per la sosta, ma non solo. Poiché se così fosse sarebbe riduttivo rispetto all’articolato documento presentato questa mattina nella sede di Confcommercio di via Valle Venosta e alla quale ha lavorato anche la commissione di Tutela sindacale dell’associazione di categoria presieduta da Antonio Besacchi che è anche presidente Ascom Varese) e dai professionisti Giorgio De Wolf, architetto urbanista; e Antonio Chierichetti, avvocato, componenti della Commissione e Roberto Tanzi, direttore Ascom Varese. Erano presenti anche il direttore di Ascom Roberto Tanzi e il fiduciario cittadino Marco Parravicini (nei due contributi video).

Stop alla grande distribuzione

Ci sono dei parametri, quelli elaborati da Regione Lombardia e aggiornati anno dopo anno, che fotografano in termini numerici e di metri quadrati la situazione del commercio, grande, medio o piccolo che sia, “dentro” i confini della Città Giardino. Dati che vanno letti (a volte senza essere troppo fiscali sui confini cittadini), inseriti nel contesto geografico e che danno spunti interessanti.

Varese conta, ad esempio, 8 realtà della grande distribuzione, 67 strutture medie e 2 mila 27 negozi di vicinato. Numeri che, se parametrati con altre grande città della provincia e con Como (realtà fuori provincia, ma con dati dimensionali simili alla Città Giardino in termini di abitanti), fanno emergere che il capoluogo varesino va in sofferenza per presenza del commercio di vicinato rispetto a Busto e anche a Como e registra indici maggiori di insediamenti della grande distribuzione sempre rispetto a bustocchi e comaschi.

Basta grande superfici di vendita”, o per lo meno, stop a nuovi insediamenti che non rispondono più alla necessità del territorio, bensì a strategie di presidio del territorio e di concorrenza tra competitor.

Ma anche qui Marco Parravicini, dopo gli interventi tecnici di De Wolf e Chierichetti, allarga il focus: «Attenzione, il problema non è solo la dimensione delle superfici di vendita», spiega svelando il nocciolo, cioè gli 8 suggerimenti da diluire nella stesura del nuovo pgt. Destinatario: l’amministrazione comunale.

I timori sull’operazione ex Aermacchi

Poter giocare un ruolo propositivo nella fase di “costruzione” del pgt – dicono i presenti – non significa pensare e difendere gli “interessi di bottega”. «E’ chiaro che vogliamo tutelare i nostri associati e il tessuto commerciale cittadino, ma è anche evidente che oggi, un’attività commerciale ha anche un importante risvolto sociale. Ed è con il piano del governo del territorio, quando questo strumento lo si sta predisponendo, che si può programmare e correggere eventuali distonie. Una volta approvato invece diventa complesso».

E se l’operazione Esselunga di viale Europa viene citata per far far capire l’importanza dei parcheggi per le attività commerciali, quella del piano stazione è ricordata per sottolineare che lì, al contrario, i posti auto (a favore del centro città) sono stati tagliati di 400 unità. Senza dimenticare l’intervento nell’ex Aermacchi, che viene “attenzionato”: il timore è che in via Sanvito venga di fatto “clonato” il caso Gavirate.

I paletti: che fare?

Quindi che fare? Puntare sulla qualità dei negozi che si vogliono insediare. «E lo si può fare inserendo nel pgt una serie di norme che anziché escludere vanno ad incentivare attività che oggi mancano». Ma anche regolamentare le aggregazioni di vendita (vedi sopra il “caso Gavirate”); inserire disposizioni precise riguardo ai casi di chiusura e cessazione di attività; sostenere e favorire la permanenza degli esercizi di vicinato («perché i negozi sono vuoti – ha detto Parravicini – non più per gli affitti alti. I prezzi di mercato oggi sono scesi, ma le vetrine continuano a essere spente»); stabilire nuovi criteri qualitativi per l’insediamento di nuove attività; intervenire sull’assetto viabilistico e della mobilità e sulla quantificazione degli oneri per cambio di destinazione d’uso dei locali.