Picco Bellazzi boccia la campagna elettorale di Busto: «Dateci i dibattiti pubblici»

BUSTO ARSIZIO – «Sono contento di non essermi candidato perché questa campagna elettorale mi lascia allibito, non ho mai visto un livello così basso. Ci vogliono i dibattiti tra i candidati per farla decollare, altro che risotto e teatro». L’avvocato Walter Picco Bellazzi, storico esponente del PD, non usa mezzi termini per bocciare senza appello queste prime settimane di competizione elettorale. A cui lui partecipa non da protagonista ma solo da sostenitore del candidato sindaco Dem Maurizio Maggioni. «Servono pubbliche assemblee per stimolare il confronto con i cittadini, altrimenti rimarrà una campagna elettorale asfittica, limitata alle pur utili conferenze e interviste con i giornalisti, senza però quel confronto diretto con chi vive la realtà vera di Busto che è il sale della democrazia. Il fatto che non se ne organizzino non è un bel segnale per la politica, sempre più distante dai cittadini».

C’era una volta…

Il dibattito sì, per parafrasare Nanni Moretti. «Quando mi ero candidato sindaco io – racconta Picco Bellazzi, che sfidò il leghista Gianfranco Tosi nel 1997 – ogni sera c’era un dibattito con gli altri candidati, eventi organizzati dalle associazioni e dalle categorie. Quest’anno invece sembra di essere tornati ai tempi dei romani, alla politica del “panem et circenses”, tra risottate e teatro. E con i rappresentanti dei corpi intermedi e del terzo settore solo riunioni separate da “quattro amici al bar” che poi ciascuno può interpretare come meglio crede». L’avvocato iscritto al PD, già consigliere comunale e regionale, rimpiange «i dibattiti di una volta nei quartieri, come quello a Borsano sull’Accam quando Tosi aveva proposto di riattivare il secondo forno e fu contestato. Sicuramente erano campagne elettorali più faticose, bisognava essere preparati su tutte le materie ed essere pronti a recepire le proposte dei cittadini». Ora invece, un po’ (va detto) anche per il Covid che ha complicato l’organizzazione degli eventi e un po’ per l’incidenza dei social, le cose sono cambiate: «Ognuno fa campagna per i fatti suoi, con il risultato che nessuno sa le proposte dei candidati sindaci. Forse un cittadino su cento le conosce».

I non-comizi dei “big”

«E anche la presenza dei “big” si riduce ormai ad una toccata e fuga, come nel caso di Fontana e Santanché, o solo alla fuga come nel caso di Conte…Sono solo incontri per farsi vedere e per farsi fotografare, mentre in passato ricordo comizi di Roberto Formigoni o di Rosy Bindi in cui si parlava di idee e programmi». Un’altra mancanza che Picco Bellazzi vuol far notare è proprio questa: «A Busto c’è una campagna elettorale in cui si discute molto poco di politica e di programmi». La soluzione, per l’esponente del PD, è una sola: «Bisogna convincere i candidati a partecipare a dibattiti con i cittadini in cui ci sia lo scontro e il confronto delle idee e la giustificazione di una scelta piuttosto che un’altra. So che è stato richiesto da Maggioni ma non c’è nessuno che li organizza. E non è un bel segnale che le associazioni non si mobilitino per la campagna elettorale, è un’ulteriore dimostrazione dell’allontanamento dei cittadini dalla politica o magari anche della paura di esporsi».

“Laboratorio Busto”, ancora

Dall’alto dell’esperienza politica non possiamo non chiedere a Walter Picco Bellazzi un giudizio sulla competizione elettorale per il sindaco di Busto: «Noi stiamo facendo il possibile, Antonelli la fa da padrone con tutta una serie di visibilità che altri non hanno. Ma è indubbio che Gigi Farioli abbia sparigliato le carte, dimostrando ancora una volta che Busto è un laboratorio politico: lo fu del primo centrosinistra con Gian Pietro Rossi negli anni ’60 e del primo Ulivo nel ’91-’92 ancora con Rossi sindaco. Farioli ha avuto coraggio, vedremo il responso delle urne».

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