Più tamponi: 400 casi. L’esperto: «Anche dopo le riaperture, indicatori in discesa»

Il professor Carlo Signorelli dell'università San Raffaele

MILANO – Aumentano i tamponi processati – quasi 20mila nelle ultime 24 ore – e risale il dato dei nuovi casi positivi al Coronavirus, più di 400. Un’impennata che però rimane sostanzialmente proporzionale al numero dei test, visto che il rapporto percentuale è del 2,1%, rispetto al 2,5% di ieri, 4 giugno. Ma osservando i numeri sull’intera settimana casi positivi, ricoverati e decessi da Covid-19 sono in diminuzione. «Un dato particolarmente significativo» per Carlo Signorelli, ordinario di igiene e sanità pubblica all’università San Raffaele e all’università di Parma: «Ieri, 4 giugno, scadevano le due settimane dalla seconda ripresa delle attività, quella del 18 maggio che è stata più importante di quella del 4 maggio. E questo significa che riaprire con le cautele non ha fermato la discesa degli indicatori. Va comunque tenuta alta la guardia». Perché l’obiettivo rimane zero contagi.

Il riepilogo dei numeri

Tra i dati di oggi, 5 giugno, spicca la diminuzione dei decessi, che sono 21 contro i 29 che si erano registrati negli ultimi due giorni. Tra i pazienti ricoverati, calano di 5 unità, scendendo a 120, quelli nelle terapie intensive, mentre salgono leggermente (più 6) quelli negli altri reparti Covid degli ospedali. Sale in modo considerevole (più 752) il numero dei guariti e dimessi, mentre scende di 371 unità quello dei pazienti “attualmente positivi”, sfondando sotto la soglia dei 20mila casi.

I dati nelle province

Con ben 402 casi positivi accertati, tornano a salire i numeri dei contagiati nelle varie province. Ma sono sempre Milano (più 99), Brescia (più 89) e Bergamo (più 73) le aree più colpite. In provincia di Varese si registrano 28 nuovi casi di positività al test del Covid-19, mentre ieri erano stati appena 6.

Commissione d’inchiesta Covid tra le polemiche

Nella giornata di oggi, 5 giugno, si registra anche il passo indietro di Patrizia Baffi (Italia Viva) dalla presidenza della commissione d’inchiesta regionale sul Covid-19. Una scelta presa «nella speranza che ciò possa contribuire a ristabilire un clima favorevole allo svolgimento dell’importante lavoro che ci aspetta». Pd e M5S avevano infatti ritirato le proprie delegazioni, per costituire una “contro-commissione” alternativa. «Per il buon esito dei lavori della Commissione d’inchiesta – sottolinea Patrizia Baffi – ritengo fondamentale la partecipazione e il contributo diretto di tutti i rappresentanti delle minoranze, senza i quali non ha nemmeno senso avviare e far partire la Commissione». Dalla maggioranza giungono parole durissime: «La commissione d’inchiesta sul Covid-19 viene affossata per le gravissimi ingerenze della politica, romana e non solo, che non ha smesso un minuto di esercitare pressioni ai limiti della minaccia sulla presidente eletta Patrizia Baffi – dichiarano, in una nota congiunta, il capogruppo della Lega Roberto Anelli e la presidente del Gruppo Misto Viviana Beccalossi – il Pd ha di fatto rotto con le sue mani il giocattolo che voleva usare a suo piacimento, con il benestare degli alleati Cinque Stelle. Questa vicenda dimostra che alle opposizioni la ricostruzione dei fatti di questi mesi nella massima trasparenza non importava niente».

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