Pogacar inarrestabile, sua anche l’Amstel Gold Race

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«AAA Nuovi aggettivi cercansi per imprese giovane campione sloveno»: anche il dizionario dei sinonimi comincia ad essere scarso di soluzioni per raccontare di Tadej Pogacar e dello spettacolo che regala ogni volta che attacca il numero sulla schiena.

È accaduto anche all’Amstel Gold Race: era il grande favorito, il capitano della UAE Emirates, sapeva che in tanti avrebbero provato ad attaccarlo e lui si è inventato l’azione decisiva a 90 km dal traguardo. Gruppo esploso, via la fuga di un gruppetto che chilometro dopo chilometro è stato limato, scremato e alla fine disintegrato.

Trionfo per Pogacar che firma il successo numero 11 della stagione, il numero 57 della sua carriera. Alle sue spalle il ventiduenne irlandese Ben Healy della EF Education Easypost che ha staccato Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), alla fine giunto terzo. Subito dietro la coppia formata da Kron e Lutsenko, poi al sesto posto Bagioli che ha regolato – ad oltre tre minuti – il plotoncino degli inseguitori.

LA CORSA – Dopo 20 dei 253 chilometri previsti in questa edizione della Amstel Gold Race sono evasi sette uomini: Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team), Tobias Ludvigsson (Q36.5 Pro Cycling Team), Martin Urianstad (Uno-X Pro Cycling Team), Mathias Vacek (Trek – Segafredo), Leon Heinschke (Team DSM), Matteo Vercher (TotalEnergies) e Ward Vanhoof (Team Flanders – Baloise). Questi uomini rimangono in avanscoperta fino ad centinaio di chilometri dal traguardo quando il gruppo, guidato da UAE e AG2R Citroën Team, si è riportato su di loro.

E a 90 km dalla conclusione, quando ancora c’era da affrontare il primo passaggio sul Cauberg, l’esplosione della corsa con Vermeersch che attacca e Pogacar che risponde: al comando restano 11 corridori, vale a dire Pidcock e Sheffield della Ineos, Vermeersch della Alpecin, Pogacar della UAE, Healy della EF, Van Hecht della Soudal, Van den Berg e Geniets della Groupama, Xingle della Cofidis, Lutsenko della Astana e Kron della Lotto. Dietro di loro, a tirare, soprattutto la Jumbo Visma.

A 48 chilometri dal traguardo ha perso contatto Van den Berg, poi a 37 il problema meccanico per Pogacar che ha cambiato la bici per uan foratura ai piedi del Kreuzberg ed è rientrato con grande facilità.

Quando ha visto che da dietro si stava avvicinando un gruppetto di inseguitori che comprendeva tra gli altri Benoot e Bagioli, Pogacar ha dato una prima forte accelerata sull’Eyserbosweg, muro numero 28: solo Pidcock e Healy sono riusciti a restargli a ruota. Sul muro successivo, il Keutenberg, il nuovo capolavoro di Pogacar: la prima accelerata costa caro a Healy, la seconda a Pidcock e per lo sloveno si concretizza l’ennesima azione solitaria della stagione. 28 km tutti da solo, spettacolo puro.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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