Primo Maggio amaro per ex lavoratori Pensotti. Il 15 vertice azienda-sindacati

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LEGNANO – Sarà un Primo Maggio amaro per molti lavoratori dell’Altomilanese, ultimi in ordine di tempo i dipendenti della FCL Pensotti spa di Legnano. Dopo il fallimento dell’azienda dichiarato lo scorso 1° marzo, il curatore fallimentare, Marco Bianchi, sta preparando una istanza per chiedere al ministero la deroga della cassa integrazione, già prevista per 12 mesi nell’ambito del decreto Salva Genova per cessata attività e ora da modificare nella motivazione per fallimento. L’alternativa sarebbe procedere con il licenziamento collettivo: se ne parlerà in un incontro tra azienda e sindacati fissato per il 15 maggio. In gioco ci sono una trentina di lavoratori.

Maxi-debito di 56 milioni e 700 creditori del gruppo SICES

La storica fabbrica di caldaie, controllata dalla SICES 1958 spa di Lonate Ceppino, ha chiuso con debiti per 55,8 milioni di euro. Su questa cifra alcuni osservatori hanno espresso stupore misto a perplessità, dal momento che la Pensotti disponeva ancora di un nutrito portafoglio-clienti e di ordinativi per 40 milioni. I creditori della SICES risultano ben 700: di questi, oltre a fornitori, istituti di credito e altri, 130 sono ex dipendenti del gruppo. «Nel gennaio del 2016 – riepiloga gli ultimi avvenimenti Franco Lizzi della RSU Pensotti – l’azienda informò i lavoratori con una semplice e-mail che la sede veniva spostata a Varese, dov’era già quella delle altre aziende del gruppo. Due anni dopo fu presentato un piano liquidatorio concordato, senza versare capitali, che però nell’agosto scorso è stato ritenuto inammissibile dal giudice. Stranamente, in tutti questi mesi nessuno dei tanti creditori ha presentato istanza di fallimento. L’impressione è che l’azienda, ma anche gli altri sindacati, abbiano tirato in lungo, il che non ha fatto certo l’interesse dei lavoratori».

RSU: «Sul fallimento ancora tante domande senza risposta»

A detta di Lizzi, sul fallimento dell’azienda legnanese pesano altri interrogativi. «Da dove ha avuto origine l’enorme buco in bilancio? La Pensotti si sarebbe potuta salvare se non avesse fatto parte del gruppo SICES, ad esempio contando sui fidi delle banche che invece sono venuti a mancare? Fino al 2017 non c’erano stati problemi – sottolinea –, l’azienda lavorava e aveva aperte davanti a sé prospettive per proseguire a farlo per lungo tempo. Nei cinque anni precedenti aveva anche assorbito una quarantina fra operai e impiegati della SICES spa. Poi tutto è precipitato all’improvviso». Lizzi punta il dito sull’atteggiamento degli altri sindacati («ci sono andati giù leggeri; certo era già tardi, ma potevano fare di più») e si dice preoccupato per l’uscita di scena di Confindustria: «Speriamo che la sua assenza non crei problemi nella trattativa». Corre voce, infine, dell’interesse espresso da alcune aziende per l’area Pensotti in via XX Settembre, anche se in merito non c’è nulla di certo, ancora meno di ufficiale.

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