Pro Patria, l’idea di Farioli: «Stadio Speroni in vendita per attirare investitori seri»

BUSTO ARSIZIO – «Alienare lo stadio Speroni per attrarre imprenditori intenzionati ad investire sulla Pro Patria». L’ex sindaco Gigi Farioli scende in campo, nei giorni delle trattative per la formazione di una cordata per il salvataggio del club biancoblù, con un’idea che, a suo avviso, potrebbe «incentivare l’impegno di imprenditori seri per un investimento che, pur privato, ha indubbiamente una ricaduta pubblica non solo simbolico emotiva».

Lo stadio di proprietà

Lo stadio di proprietà come chiave per rilanciare i Tigrotti? Potrebbe sembrare una “pazza idea”, per dirla alla Patty Pravo. Ma per “Gigione” si può fare, con tutte le accortezze giuridiche e urbanistiche del caso. Il tema è mettere in gioco lo stadio, e una sua possibile valorizzazione, come asset strategico in grado di rendere più attrattivo l’ingresso in società con prospettive di uno sviluppo anche commerciale dell’area di via Cà Bianca, che è «parte del patrimonio comunale ma non del patrimonio indisponibile».

La “proposta a voce alta”

E allora, scrive Gigi Farioli in una lettera aperta, «perché non emanare un bando pubblico e trasparente di alienazione dello Speroni e delle pertinenze, vincolando la cessione a chi detenga la maggioranza della società professionistica?». Il bando, per fare “gola”, dovrebbe essere «accompagnato da una previsione urbanistica che consenta investimenti che rendano possibile realizzazione di standard sportivi, investimenti commerciali, di ricettività, tempo libero». Negozi, ristorazione, servizi, come lo Juventus Stadium tanto caro al bianconero Farioli. Ma come stanno facendo anche club di serie C come il Renate e l’Albinoleffe. «Potrebbe essere un’operazione win-win», sostiene l’ex sindaco. «Qualcuno potrebbe definirla idea folle. Credo però che nulla vada aprioristicamente scartato. Per amore di Busto. E, consentitemelo, della Pro Patria».

La lettera aperta di Farioli

Lettera appello a imprenditori, cittadini, appassionati, sindaco, presidente del consiglio e consiglieri comunali
Siamo ormai giunti a metà maggio e la sabbia nella clessidra che inesorabilmente dà i tempi delle prossime scadenze federali, ricorda a tutti noi appassionati di calcio ed innamorati della Pro Patria, della sua storia gloriosa e del simbolo che nel corso dei decenni ha sempre rappresentato per la Città, che si avvicina il tempo di scelte che potranno segnare il futuro dei Tigrotti. Non più tardi di qualche giorno fa molti stakeholder e rappresentanti del mondo economico e sociale della Città (comprensibile il riserbo del Sindaco) hanno rilasciato dichiarazioni univoche, dai rappresentanti del commercio provinciale e cittadino a imprenditori di successo, ma anche, in consiglio e fuori, esponenti del mondo politico e amministrativo. Tutti, lasciando peraltro trapelare una comprensibile preoccupazione, paventano quasi per scaramanticamente farla catalogare tra le ipotesi dell’irrealtà, la scomparsa di una bandiera che, pur tra alti e bassi, ha portato alto il nome della Città in tutte le province d’Italia. Tutti, nessuno escluso, sottolineano l’intrinseco valore non solo simbolico della società e della sua storia. Come tutti, a cominciare dai tifosi che mai hanno lasciato soli i biancoblu, ritenendo la Pro Patria un chiaro e prezioso traino anche nel marketing, si mostrano sorpresi dell’apparente assordante silenzio che sembra accompagnare le sorti della Società. Credo che un certo riserbo, soprattutto se sono davvero in corso serie manifestazioni di interesse e trattative in buona fede, sia comprensibile. Così come credo che davvero ciascuno, bustocco vero o amante del calcio, debba seriamente porsi il tema di cosa possa fare per garantire alla storia dei biancoblu di continuare nel mondo professionistico. In privato e, perché no, anche pubblicamente, ciascuno credo che, non tornando oggi su inutili polemiche o ricerche stucchevoli, di capri espiatori e di presunte colpe o maggiori o minori disponibilità, abbia il dovere di fare quanto è nelle sue disponibilità per favorire un esito favorevole del pericoloso tornante che la Società si trova ad affrontare. La presente, quasi come una confessione a cuore e busta aperti, vuole essere un appello dentro e fuori i confini della Città. Da voci raccolte, così come da resoconti dei media, pare che vecchi e nuovi pretendenti si stiano facendo avanti e sondando il terreno, così come, finalmente, pare che proprio in questi giorni, imprenditori bustocchi stiano per promuovere una cordata locale per, almeno, scongiurare un default di una società che, grazie agli ultimi anni, ha meritato ampiamente sul campo e fuori, encomi e giudizi ottimi anche dal punto di vista etico e gestionale. Una società che può contare su giovani promettenti e dirigenti capaci che, soprattutto nel periodo più difficile e drammatico, hanno saputo dare lezione di professionalità e attaccamento ai colori. Certo il sindaco Antonelli con l’autorevolezza conferitagli anche dal ruolo di massimo esponente cittadino e provinciale, può molto a livelli relazionali in Città e fuori dai confini comunali. È di oggi la notizia di un incontro riservato con imprenditori interessati e Patrizia Testa. Sono convinto che bene faccia, senza smentire, a tenere massimo riserbo, e credo che si stia impegnando per una proficua soluzione. Spesso lui e l’assessore ricordano che l’amministrazione comunale ben poco possa fare, trattandosi di presente, futuro e destino di una società privata. Ma è proprio così? Da tifoso appassionato, innamorato dei colori biancoblu, ma anche in forza del ruolo che per dieci anni ho ricoperto e del ruolo di consigliere, pur di minoranza, che oggi rivesto ho in questi giorni spesso discusso con amministratori presenti e passati, con alcuni dei quali e con alcuni imprenditori avrò modo di incontrarmi in settimana, e vorrei lanciare una proposta a voce alta. Perché, nel rigoroso rispetto delle norme e del bene comune, non attivarci pubblicamente come giunta e consiglio per far sì che si possa contribuire con atti concreti ad incentivare l’impegno di imprenditori seri per un investimento che, pur privato, ha indubbiamente una ricaduta pubblica non solo simbolico emotiva? Non è forse questo il momento della tanto proclamata sinergia pubblico-privata? E perché non inventare qualcosa perché la Pro Patria continui la sua storia nel mondo professionistico? Certo in questi giorni arrivano sollecitazioni a realizzare promesse datate, campi, fondi in sintetico, parcheggi, campi per le giovanili. Tutto quanto, se confermato, potrà certamente dimostrare attenzione al futuro della società e spingere chi voglia impegnarsi. Io mi provo a lanciare un’altra idea, da valutare e predisporre. È ormai consolidata convinzione del mondo del calcio professionistico che un asset fondamentale, strategico per la solidità nel tempo di una società di calcio sia lo stadio di proprietà. E allora perché, essendo lo stadio Speroni parte del patrimonio comunale ma non del patrimonio indisponibile, perché non emanare un bando pubblico e trasparente di alienazione dello Speroni e delle pertinenze, vincolando la cessione a chi detenga la maggioranza della società professionistica? Accompagnato ciò ad una previsione urbanistica (analoga ipotesi fu tentata negli anni scorsi insieme con l’area finitima e parallela al percorso delle Nord) che consenta investimenti che rendano possibile realizzazione di standard sportivi, investimenti commerciali, di ricettività, tempo libero? Sono il primo a rendermi conto che ciò dovrà essere predisposto con particolari attenzioni giuridico-amministrative. Ma, sulla scorta delle esperienze di altre città, non solo metropolitane (Torino innanzitutto, ma anche Milano e Bergamo) e società non solo di serie A (Juve, Atalanta, Roma, Lazio, Sassuolo, ma anche Renate e Albinoleffe) si può tentare. Con potenziale ritorno ed interessi per molti. E per la riqualificazione urbana, sociale e sportiva dell’intera zona. Vogliamo provarci? Sarebbe un enorme incentivo. Per imprenditori seri e per la Città! Certo le normative e la burocrazia potrebbero ritenere impossibile un percorso che credo invece legittimo e praticabile. E porterebbe attorno alla città di Busto e alla sua volontà di avere coraggio una attenzione e la riprova che la Città anche attraverso i suoi amministratori, di maggioranza e di opposizione, sono disponibili a creare una cornice di particolare positività. Sarebbe un assist e un atout importante. E per di più mentre il Pnnr apre opportunità mai avute anche per i privati. Nell’evidente, a mio parere, interesse pubblico. Qualcuno direbbe una operazione win-win. Qualcuno potrebbe definirla idea folle. Credo però che nulla vada aprioristicamente scartato. Per amore di Busto. E, consentitemelo, della Pro Patria. Con umiltà ma tanta passione.
Gigi Farioli

busto arsizio pro patria farioli – MALPENSA24