Quei no a chi vuole investire nella Pro Patria

testa pro patria

Gentile direttore,
prendo spunto dall’esaustivo articolo di Malpensa24 che fa da sponda al lancio della campagna abbonamenti della Pro Patria. Ci sono risvolti e contenuti sui quali, a mio avviso, vale la pena approfondire. La società ha scelto una via di mezzo puntando su prezzi popolari per i… popolari, e qualche spicciolo in più per chi se lo  può permettere. La signora Testa, che da tre anni è al timone del club e alla quale va l’incondizionato affetto, nel bilanciare le scelte, così da allargare la platea nell’anno del centenario, ha toccato la madre di tutte le lamentele che puntualmente riaffiorano quando il campionato si avvicina. Lamentele che rimbalzano dentro un perimetro già  tracciato dai suoi predecessori. Ossia la Pro Patria che non fa breccia nella fascia benestante, soprattutto quella imprenditoriale – sia essa industria, commercio o artigianato – che sfiora il marchio Pro senza lanciarsi, o lanciandosi con poco phatos  (salvo le graditissime eccezioni) a sostegno dei vari progetti. Questo è solido, non v’è dubbio, se in due anni ha sepolto le macerie e riconquistato il professionismo. Ma c’è un ma. Verissimo: l’establishment della città è tiepido però, leggendo le cronache, la signora Testa ha legittimamente scelto di dire no a persone che l’avrebbero voluta aiutare. E’ la solita solfa, certo, quella della proposta Gravina-Calleri che avrebbero volentieri rilevato la maggioranza del club.
Perché l’operazione non s’è concretizza?  Probabilmente perché i tempi non erano maturi o semplicemente perché, con diritto dopo quello che ha investito, la presidentessa voleva raccogliere i frutti del suo lavoro e dei suoi sacrifici senza dover dividere i meriti con nessuno. E’ una ipotesi ma se così fosse oggi è più complicato dare un senso compiuto alla speranza che presto  quella scudettata casacca biancoblù pubblicizzi un esclusivo made in Busto. Verrebbe da obiettare che in fondo un marchio legato a Busto fino all’anno scorso adesso non c’è più. Eppure Giuseppe Pirola, titolare della Unet, è appassionato di calcio e uomo che investe nello sport bustocco. Liquidare il suo addio come se la fine del fidanzamento fra la sua azienda e la Pro fosse acqua sul marmo mi pare troppo sbrigativo.
Gira in città – e con un certo fondamento – una storia secondo la quale  Pirola avrebbe proposto verso la fine dello scorso campionato di investire oltre  300mila euro fra sponsorizzazione e gestione del settore giovanile. Proposta che, per i tanti misteri del mondo pallonaro, sarebbe rimasta inevasa e dopo una risposta che non è praticamente arrivata ognuno ha preso la propria strada. E ancora Pirola avrebbe gradito di condividere con Gravina e Calleri la nuova avventura targata Pro  Patria convinto, conti (anche correnti) alla mano, che ci sarebbero state golosissime prospettive. Avventura, come è stato più volte ribadito, in cui la signora Testa avrebbe mantenuto la sua carica e la sua visibilità: e ci mancherebbe altro… Tramontata questa possibilità, almeno per ora se è vero che il duo, ma potrebbe diventare almeno un trio, Gravina&Calleri è atterrato, per impegni di lavoro sulle piste di Malpensa e la Pro Patria non è uscita del tutto dalla loro rotta. Ma al momento è la signora Testa a decidere e a tirar fuori i quattrini, tanti quattrini in una categoria affascinante e impegnativa anche economicamente. Sarebbe il caso che Busto le desse davvero una mano facendo valere il detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”. Ma se non si può maritarsi con gente del posto non varrebbe la pensa flirtare con un buon partito che viene da fuori?

Govanni Scotti
tifoso biancoblù

Testa pro patria – MALPENSA24