Rapina da 5mila euro al Dpiù di Cadegliano Viconago: due condanne

CADEGLIANO VICONAGO – Due rapinatori avevano sorpreso tre dipendenti del supermercato Dpiù di Cadegliano Viconago mentre a fine turno si stavano recando in banca per versare l’incasso della giornata, circa 5 mila euro messi in una busta. Puntando loro una pistola, e con la presunta complicità di uno dei tre, si erano impossessati dei soldi ed erano scappati in fretta e furia a bordo di una moto da cross senza targa. Era il 6 giugno del 2020. Le condanne sono di oggi, martedì 9 aprile 2024.

Per quel colpo il Tribunale di Varese ha condannato un 28enne e un uomo di un anno più giovane a 6 anni di reclusione e 2 mila euro di multa. Per chi ha indagato i due sono rispettivamente uno degli esecutori materiali della rapina e il basista, che lavorando all’interno dell’esercizio commerciale avrebbe fornito informazioni per la buona riuscita del piano, lasciandosi poi rapinare.

La fuga in moto

I malviventi quel giorno lasciarono tracce della loro fuga con il mezzo utilizzato per dileguarsi, finito nelle riprese delle telecamere di videosorveglianza presenti sulla strada. Una moto identica a quella ritrovata durante le indagini a casa di uno degli imputati. La moto era stata smontata in vari pezzi.

L’imputato assolto

Insufficienti gli elementi a carico del terzo presunto complice, inizialmente indicato come uno dei due rapinatori, che infatti è stato assolto: i giudici hanno accolto la richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Fabio Fiore, e quella del pubblico ministero.

La polizia giudiziaria aveva attenzionato l’uomo, classe 1992, per delle foto che lo ritraevano con gli altri due imputati, difesi dai legali Alberto Caleffi e Vera Dall’Osto, che nelle loro arringhe avevano espresso dubbi sull’identificazione dei loro assistiti, tra le altre cose per l’assenza di impronte digitali e tracce biologiche, e per il sequestro di abiti in un primo momento associati ad un altro soggetto.

Le foto e i vestiti

Le foto presenti nel cellulare di uno dei tre imputati e su Facebook, sono risultate importanti anche per gli abiti indossati dal “terzo uomo” e associati a quelli con cui uno dei rapinatori era stato immortalato dalle telecamere il giorno del colpo. Altri vestiti che per l’accusa sono legati alla rapina erano stati rinvenuti sempre nel corso delle perquisizioni a domicilio, insieme a 900 euro in contanti.

Le chat

Il resto, in chiave accusatoria, era emerso dall’analisi dei cellulari sequestrati, e nello specifico dalle conversazioni: «Devo fare una cosa pericolosa, non mi abbandonare», un messaggio scritto da uno degli imputati alla compagna. E ancora: «Se rifacciamo cose del genere, bisogna anche pensare a come pararsi il culo».

L’altra rapina

Il colpo di giugno non era stato l’unico a finire al centro dell’attività di indagine. Gli imputati erano accusati di una seconda rapina, avvenuta a febbraio 2020, sempre al Dpiù di Cadegliano e sempre con oggetto l’incasso del supermercato, in quel caso di circa 8 mila euro. Un episodio che non può essere collegato ai tre imputati, che per quel fatto sono stati assolti dai giudici del collegio.

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