Gallera, la Lega, i ciellini. E il coronavirus

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Più dell’epidemia può la politica. In questo senso possiamo leggere la doppia, improvvisa visita di Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, sabato 14 novembre, agli ospedali di Busto Arsizio e Varese. Che sia un caso, all’indomani della turbolenta settimana in cui si è chiacchierato, con affanno e senza costrutto soprattutto sui giornali, dell’avvicendamento dello stesso Gallera nella giunta di Palazzo Lombardia, è difficile crederlo. Proprio perché tra le contestazioni mosse all’esponente di Forza Italia c’era, tra le numerose altre, il fatto che non si sia mai fisicamente presentato nei nosocomi del Varesotto sotto pressione per il Covid (leggere in proposito l’intervista di Emanuele Monti a Malpensa24). Territorio, la nostra provincia, assediato dal virus e con contagiati in crescita esponenziale: fino a 3000 in un giorno, con tutte le spiegazioni e le attenuanti della circostanza numerica, ma pur sempre un picco da paura.

E allora, eccolo qui il Gallera Giulio al centro delle critiche e delle polemiche di questi ultimi mesi e settimane. Sbeffeggiato in Tv da Maurizio Crozza e attaccato da più parti, persino dal fuoco amico. Quali siano le responsabilità, se di responsabilità è giusto parlare, da addebitare a Gallera per gli esiti drammatici in Lombardia della cosiddetta prima ondata e per quanto sta accadendo nella seconda, ne diranno altri. Possibilmente competenti in materia, benché si assista al trionfo del cialtronismo anche su una questione che presupporrebbe professionalità, serietà e, manco a dirlo, una prudenziale distanza dalla politica. La quale, dove mette mano, di solito fa casino. Figuriamoci in un’emergenza di tale portata, dove dovrebbero primeggiare gli esperti e non i commercialisti, gli avvocati e finanche i geometri e i bibitari eletti nelle istituzioni.

Sappiamo come vanno le cose nel nostro Paese. Non dovremmo meravigliarcene. Invece scopriamo che a chiedere la testa di Gallera sono stati tra i primi i leghisti, poi stoppati dal loro Capitano, un Matteo Salvini sostenuto da ritrovato raziocinio politico: dare disco verde ai contestatori interni avrebbe significato darla vinta a Cinque Stelle e Partito democratico che fin dall’inizio strepitano per la presunta o reale inadeguatezza di Gallera e Attilio Fontana. Del resto, pentastellati e dem, fanno il loro lavoro di oppositori a Milano, mentre a Roma governano insieme. Con quali risultati lasciamo giudicare a chi legge.

Il fuoco amico pare abbia origine anche in Forza Italia e nei suoi paraggi, l’area che esprime l’assessore. Per la precisione nella componente ciellina, pronta a riappropriarsi del settore più appetibile della partita regionale: la sanità. Settore che in epoca formigoniana aveva” fatto felice” amministratori, faccendieri e loro affini, perlomeno fino all’entrata in scena della magistratura. Altro discorso, per carità. Ma proprio in questi giorni sono tornati a circolare nomi di dirigenti e maggiorenti che fecero furore ai tempi del Celeste, oggi accreditati da alcune interessate fonti di un loro ritorno ai vertici regionali. Un caso?

Su Gallera è comunque finita con un nulla di fatto. Di avvicendamenti e rimpasti nella giunta regionale si tornerà a discutere di sicuro, ma non adesso con il Covid che corre più di un treno, che mette con le spalle al muro interi territori, che miete vite umane e minaccia la salute di tutti noi. Di che cosa stavamo, meglio, di che cosa stavano parlando in Regione? Di posti, poltrone e potere. Cifre di cui il virus si fa un baffo, a dispetto degli irrinunciabili senso di responsabilità e criterio civico che dovrebbero dominare in simili frangenti. In tutti noi cittadini, principalmente nei politici. Fin troppo scontato il rischio di rimanere delusi. E questo, anche se su un altro versante, preoccupa al pari del coronavirus.

Gallera in visita agli ospedali di Busto e Varese: «Presto in zona arancione»

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