BUSTO ARSIZIO – Davide Fontana chiede di essere ammesso alla giustizia riparativa. Fontana, reo confesso di aver ucciso e fatto a pezzi Carol Maltesi a Rescaldina lo scorso gennaio è comparso oggi – 15 settembre – in tribunale a Busto Arsizio davanti alla Corte presieduta dal presidente Giuseppe Fazio. Il 43enne era già stato condannato a 30 anni in primo grado. La Corte, che si è riservata, ora dovrà valutare se ammettere o meno la richiesta di Fontana. Contrari accusa e parte civile favorevole la difesa.
Risanare il legame con la società
Se la Corte accetterà sarà un mediatore a stabilire i termini riparatori per Fontana. Va detto che la giustizia riparativa non è alternativa all’ambito penale e non incide in quello civile. La giustizia riparativa è una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale chiamato “mediatore”. Con la restorative justice non si cerca di ottenere la punizione dell’autore del reato ma piuttosto di risanare quel legame con la società spezzato dal fatto criminoso.
La novità della Cartabia
La giustizia riparativa è una novità inserita nella riforma Cartabia. Non si tratta assolutamente di un sistema di pena alternativo: Fontana, infatti, sconterà la sua condanna in carcere. Questo formula prevista dall’ex ministro della Giustizia, invece, è una forma riparatoria per il reato commesso. Sia ai danni della vittima, sia nei confronti della società.
Oltre al fatto che non è ancora certo che la Corte accetti la richiesta di Fontana, non è nemmeno chiaro come quanto previsto dalla Cartabia debba essere reso concreto. Si potrebbe fare un’ipotesi: non è escluso, vista la tipologia di reato commesso, che l’assassino venga assegnato in realtà o ambiti in cui si affronta il tema della violenza di genere. Occorre infine dire che, qualora la Corte accetti la richiesta di Fontana, questo potrebbe essere il primo caso a livello nazionale di attuazione della giustizia riparativa.