Rilanciare il Pd, rilanciare il Paese

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di Daniele Marantelli

Nella sua bella intervista di pochi giorni fa su Malpensa24 l’ingegner Riccardo Comerio, Presidente Univa, imprenditore vero, ha criticato le scelte dell’attuale Governo contenute nella manovra economica. Con riferimento concreto al nostro territorio, centra il cuore del problema. Per essere competitive le nostre imprese devono puntare sulla qualità del prodotto, quindi, innovazione, ricerca e lavoratori molto qualificati. Servirebbe una visione di politica industriale che oggi l’Italia non ha. Giudizio tanto impeccabile, quanto obiettivo.

La caduta per il quarto mese consecutivo della produzione industriale, con un vero crollo a dicembre, il rallentamento dei consumi interni e l’aumento in una settimana dello spread di 50 punti, il più alto da ottobre ad oggi, rischiano di farci entrare in una fase di vera e propria recessione.

In questo scenario è pura irresponsabilità perdere posizioni sui mercati esteri, a maggior ragione in Francia, secondo mercato per il made in Italy. Ho auspicato, in un precedente articolo, un radicale cambiamento delle posizioni del Governo nei confronti di Germania e Francia. Quelle attuali sono una minaccia per le imprese, soprattutto del Nord e per il mondo del lavoro in generale. Un suicidio. Le conseguenze per il nostro settore aerospaziale sono facilmente immaginabili nel caso fossimo tagliati fuori dall’asse franco-tedesco nella definizione del Piano di Difesa Comune Europeo. Unico progetto europeo, a trattati vigenti, che può essere concretamente realizzato.

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Il varesino Daniele Marantelli, già parlamentare del Partito democratico

È incredibile come si sottovalutino anche gli effetti per un settore nel quale Milano è tra le capitali mondiali. Nel Sistema Moda, che comprende tessile e accessori diversi, la Francia è il nostro primo mercato con un export pari al 66% della nostra produzione. Nei primi dieci mesi del 2018 il comparto, nel suo complesso, ha venduto ai nostri “cugini” 5,6 miliardi di euro prodotti con un +2,4% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Perché ignorare che siamo la fabbrica della moda francese e i loro due più grandi gruppi hanno acquistato brand italiani facendoli crescere e pertanto aumentare l’occupazione in Italia, come ha ricordato il Presidente di Sistema Moda Italia, Marino Vago? Ai teorici del “prima gli italiani” è chiaro tutto ciò? Non pare. Se così fosse, dovremmo avere la lungimiranza di sapere che tutti i sondaggi ci dicono che il prossimo Parlamento Europeo avrà una maggioranza fondata su un accordo a quattro tra popolari, socialisti, verdi e liberali. I nazionalpopulusti saranno in minoranza. E noi italiani dobbiamo avere l’umiltà  di ammettere che saremo, probabilmente, una minoranza di poco peso nei quattro gruppi della maggioranza. Senza un minimo di preveggenza per l’Italia si prospettano tempi difficili, considerata la turbolenta congiuntura internazionale.

Che fare? Mi auguro si abbandoni al più presto una politica economica velleitaria fatta di spesa pubblica priva di coperture, di attacchi sistematici alle autorità indipendenti, Banca d’Italia, Authority, Inps, Ufficio Parlamentare di Bilancio ecc. In un Paese dove la cultura del controllo, a differenza dei paesi anglosassoni, ha la consistenza della gelatina, le iniziative del Governo, in questo campo, sono un danno per tutti i cittadini.

Si ponga fine all’isolamento internazionale. Gli attacchi dei due Vicepremier alla Francia sono fondati, spesso, su presupposti palesemente falsi. Sostenere che siamo stati loro sudditi è una frottola. La nomina di Draghi a Capo della Bce è stata frutto di un’intesa con Parigi che ha consentito di salvare l’euro e l’Italia e che Berlino ha, in qualche modo, subito. Attacchi con livelli imbarazzanti. Salvini e Di Maio negli ultimi giorni hanno provato a innestare disinvolte retromarce. Il secondo, tuttavia, in una lettera ad un quotidiano parigino ha parlato di democrazia francese dalle radici millenarie. Tutti comprendono come simili sciocchezze colpiscano il nostro prestigio internazionale. Per questo è importante restituire al confronto tra le forze politiche e sociali, serietà e concretezza.

È ciò che ci proponiamo in un incontro pubblico che si terrà giovedì 14 febbraio alle ore 21 nella sede del Pd di Busto tra l’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando e il Segretario della Cgil di Varese Umberto Colombo. Si confronteranno su manovra economica, politiche industriali, contrasto alle disuguaglianze. Un’iniziativa a sostegno della candidatura di Nicola Zingaretti a Segretario del Pd che verrà decisa nelle primarie del 3 marzo. Mi auguro sia una festa popolare e una vittoria della democrazia. Rilanciare il Pd non è un obiettivo di parte, ma un’esigenza della democrazia italiana. La destra è forte e radicata in tutto il Paese. È cresciuta a causa di intollerabili disuguaglianze, ma anche grazie a paure e rancori che spesso ha cinicamente alimentato sui temi dell’immigrazione e della sicurezza. Con la rabbia, la delegittimazione e l’invettiva si può creare consenso di partito, ma non si risolvono i problemi.

Il Pd deve mettere al centro del suo impegno il valore dell’equità. Su questo realizzare un campo di forze politiche, sociali, civiche, largo, che dia vita ad un credibile progetto alternativo a questo Governo. Per mesi Lega e 5Stelle hanno occupato tutte le zone del campo, approfittando di un’opposizione evanescente. Divisi su tutto. Politica estera, economia, infrastrutture, ambiente, diritti civili, autonomie. Cementati dal potere che ha, finora, messo in secondo piano le divisioni. L’incalzare dei problemi, le preoccupazioni delle persone in carne ed ossa presto prevarranno sulla propaganda sistematica fatta di proclami dai balconi, tweet e battute quotidiane sull’universo. Mondiali di calcio, Sanremo e distrazioni di massa di ogni genere.

Nicola Zingaretti è consapevole che la leadership è necessaria, ma è tanto più forte se fa leva su tante energie, competenze, passioni. Per questo il suo messaggio chiave è: prima le persone. La sfida del 3 marzo non riguarda tre candidati. La posta in gioco è molto più alta. Riguarda il futuro della democrazia in Italia. Una sfida che Zingaretti può vincere perché è la persona che ha già dimostrato spessore internazionale, capacità di unire e, appunto, di vincere.

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