Saronno, Lega di Varese zitta e blindata. Nessuno contesta Salvini

SARONNO – Tanto rumore per nulla. O quasi. I mal di pancia ci sono e non mancano neppure le voci critiche nei confronti della linea politica del Capitano. Ma nessuno ha il coraggio di alzare la mano per chiedere il passo indietro al leader della Lega Matteo Salvini. Che a Saronno, all’ombra del Santuario, arriva pochi minuti dopo le 21 di oggi, giovedì 6 ottobre, seduto sul sedile posteriore dell’auto della scorta e “celato” dai vetri oscurati. Il servizio d’ordine del Carroccio apre il cancello del cortile dell’auditorium e l’auto nemmeno si ferma. Non parla “il Matteo”, nonostante l’annunciato punto stampa dei giorni precedenti, e non parla quasi nessuno prima dell’incontro-confronto concesso ai militanti.

Lega zitta e blindata

Sono arrivati da tutta la provincia: dal Clivio, Azzate, Casciago, Olgiate Olona, Varese, Busto, Gallarate, Albizzate, Castronno. Impossibile stimare quanti sono i leghisti presenti. L’input è: nella sala entrano solo i militanti. Niente stampa, nemmeno in cortile. Neanche per una fotografia a inizio confronto.
I leghisti arrivano però in tanti. Ci sono i consiglieri regionali Marco Colombo e Francesca Brianza; gli ex parlamentari Dario Galli, Matteo Bianchi e Leonardo Tarantino; Stefano Candiani e Massimiliano Romeo. Ma anche sindaci, amministratori e tesserati. Arrivano alla spicciolata e non tutti hanno voglia di parlare. Anzi quasi nessuno. E tra questi poche sono le voci fuori dal coro. Tutti sono d’accordo che l’8% delle urne è una risultato deludente. Nessuno, “in piazza” getta la croce addosso Salvini. Vero è però che «la Lega deve tornare a parlare di Nord».
Con Salvini o con Giorgetti o Zaia alla guida del partito? «Anche con Salvini. Non c’è bisogno di cambiare segretario», dice il consigliere regionale Marco Colombo, cambiando diametralmente posizione rispetto alle dichiarazioni post-elettorali con le quali ha chiesto la testa di Salvini. Una rovesciata carpiata in soli 10 giorni.

In sala

Sono una ventina – trapela a incontro in corso – le domande per Salvini e gli interventi in agenda. Lui ascolta. Senza fare una piega. Nemmeno davanti agli applausi che incassa Matteo Bianchi durante il suo intervento – «Il più critico», commenta qualche leghista -, ma non l’unico a sollevare qualche dubbio». Ma soprattutto a chiedere un ritorno, se non alla Lega delle origini, al partito che faceva del Nord il suo vessillo di battaglia. «Critiche alla linea – racconta una leghista – ma non a Salvini. Nessuno ha delegittimato il segretario».

Confronto libero (mica tanto)

Una cosa è certa: Matteo Salvini esce indenne da questo passaggio. Forse addirittura rafforzato. E con una certezza: a Varese non si vede nemmeno l’ombra di un leghista pronto a sfidare in campo aperto (al congresso) l’attuale leader.

Non lo farà Giancarlo Giorgetti, che è intervenuto spiegando che oggi la Lega non ha più solo Roma come ”nemica” dell’autonomia, ma deve anche badare a ciò che fa Bruxelles. E poi, come fece già a Pontida, il numero due del Carroccio ha difeso la presenza leghista al governo. prima con Conte e poi con Draghi.

Comunque, l’esito dell’incontro questa sera era tutt’altro scontato. Infatti, nei giorni scorsi, non sono mancati post durissimi su Facebook, ma anche messaggi piuttosto tesi nelle varie chat. Insomma, clamore che annunciava burrasca. E invece nulla. Forse anche per via dei filtri che sono stati posti in fase di preparazione dell’incontro. «Hanno voluto sapere non solo gli argomenti, ma anche quali domande avremmo fatto. E anche gli interventi. Chi è intervenuto – raccontano – ha dovuto registrarsi per tempo».

«Salvini non si è dimenticato del Nord»

«La Lega è Lega e io credo in questo partito e in Matteo Salvini che non si è dimenticato del Nord», dice Ettore Rossi, militante del Cislago, incalzato anche da Giuseppe De Franceschi di Cassano: «Salvini è un bravo ragazzo. Era il pupillo di Bossi e personalmente non lo cambierei, però adesso ci “deva dare” il federalismo».