Saronno, Taroni Appello bis: chiesta la conferma della condanna a 30 anni

laura taroni

SARONNO –  C’era in Laura Taroni (nella foto) “una lucida volonta’ di uccidere” il marito Massimo Guerra che e’ stata “portata avanti con tenacia”. Lo ha detto il sostituto pg Nunzia Ciaravolo, oggi, lunedì 8 febbraio, in aula a Milano al processo d’appello nel quale ha chiesto la conferma della condanna a 30 anni di carcere per l’infermiera di Saronno imputata per l’omicidio del marito Massimo Guerra e della madre Maria Rita.

Chiesta la conferma della condanna

Omicidi avvenuti tra il giugno 2012 e il gennaio 2014 con la complicita’ del suo ex amante, il medico dell’ospedale Leonardo Cazzaniga. Per il pg si sarebbe stato un “uso disinvolto e sprezzante di farmaci per mettere a posto le persone”. Quello in discussione oggi è l’Appello bis per l’ex infermiera dell’ospedale di Saronno. La Cassazione, annullando con rinvio la condanna del luglio 2019, aveva spiegato che nelle motivazioni d’appello (mancavano 13 pagine) basate sulla perizia, disposta dal gup di Busto Arsizio, c’era stata una “elusione integrale” del problema delle condizioni psichiche della donna.

Capace di intendere e di volere

La nuova perizia psichiatrica disposta dalla corte e discussa in aula lo scorso 25 gennaio non si era però discostata di molto dalla precedente. E’ un’ipotesi che Laura Taroni abbia una “fascinazione per un controllo sulla morte”, ma malgrado presenti “disturbi” psichici e in particolare “componenti di una personalita’ isterica di tipo nevrotico” era “sana di mente” al momento dei fatti, aveva infatti concluso il professore Franco Freilone nella seconda valutazione.

Saronno, Taroni Appello bis: «Affascinata dalla morte, ma sana di mente»

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