Scurati, Meloni e l’underflop

lodi scurati meloni
Stop ad Antonio Scurati su Rai3

di Massimo Lodi

Siccome sta scritto nella Costituzione che l’antifascismo è il fondamento della Repubblica Italiana. Siccome nella Repubblica italiana io rappresento il presidente del Consiglio. Siccome il presidente del Consiglio tale non sarebbe se si discostasse dall’enunciato della Costituzione. In virtù di ciò mi dichiaro ligia/fedele all’antifascismo e ve ne dò notizia. Una news implicita, però è utile renderla esplicita, visti i lontani confini dell’area politica da cui provengo.

Da un anno e mezzo si aspettano queste parole, semplici e financo ovvie, da Giorgia Meloni. Non essendo pervenute, insiste l’equivoco sul tema. E succede che circolino, attorno alla premier, più lealisti del re (della regina) e che la solerzia/l’inidoneità cortigiana si spinga al punto da crearle disagi, invece di levargliene. È il caso dell’intervento dello scrittore Antonio Scurati al programma “Che sarà…” su Rai3. La conduttrice Serena Bortone ne ha denunziato la cancellazione. Non l’avevano informata, ha saputo “per puro caso e con sgomento” della scelta, nessuno è stato in grado di darle “spiegazioni plausibili”.

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Massimo Lodi

L’accusa alla Rai sostiene: il colpo di spugna su Scurati è frutto dell’intemerata contro le derive peggiori del fascismo, e in particolare dell’opinione secondo la quale chi governa oggi non ha preso le distanze dai contenuti culturali di quell’epoca. La difesa della Rai replica: rimozione causata da ragioni editoriali, contrattuali, economiche. Meglio: da una divergenza tra quanto offriva l’azienda e quanto chiedeva Scurati. Giudizio che sembrerebbe fatto suo dalla Meloni, affrettatasi tuttavia a mettere sui social il monologo eliminato da Raitre. Ma giudizio smentito dal saggista, che racconta una verità diversa/banale: mi hanno censurato. Stop. E il “detto” della Meloni su di me nasconde un “non detto” di violenza. Politica e morale.

Al di là delle polemiche: le cose sarebbero andate diversamente se la tivù pubblica non fosse percorsa dall’ossessione di dispiacere all’insediata di Palazzo Chigi. Un sentimento portatore di scelte sbagliate e imbarazzanti. Quale danno avrebbero prodotto novanta secondi d’argomentare storico-politico espresso in una trasmissione di scarso share (ma idem se in una trasmissione di largo seguito) dallo studioso di riconosciuto valore? Nessuno. Avrebbero prodotto, al contrario, il vantaggio di mostrare l’adeguatezza del servizio pubblico alla libertà di pensiero. Invece l’eccesso di sollecitudine (o il difetto di quid professionale) d’inadeguati dirigenti è stata causa del disastro. Con devastante rimbombo nazionale/internazionale. Per evitarne d’ulteriori, converrebbe all’ex underdog esprimersi chiara chiara, come mai fatto sinora, sull’antifascismo. Non pare così difficile, e sembra così opportuno. La circostanza è lì, è qui, da cogliere: il 25 aprile. Se no, continuerà l’underflop.

lodi scurati meloni – MALPENSA24