MALPENSA – Sea Handling, oggi 10 dicembre la Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto definitivamente il ricorso del Comune di Milano contro la decisione della Commissione che aveva ordinato il recupero di aiuti di Stato per 360 milioni di euro. E’ però una sentenza che di fatto potrebbe non avere più valore, perché già nel 2016 l’Europa stabilì che la somma non poteva essere attribuita alla neonata Airport Handling, sorta sulle ceneri di Sea handling con la benedizione di Bruxelles.
La decisione della Corte
Il 13 dicembre 2018 il Tribunale Ue aveva già respinto il ricorso presentato da Palazzo Marino contro la decisione di Bruxelles e il Comune decise di impugnare la sentenza davanti alla Corte di giustizia.
Ora i giudici europei hanno respinto definitivamente l’impugnazione, sostenendo il fatto che il Comune di Milano fosse azionista di maggioranza della Sea e che dunque esercitasse su di essa un controllo costante. Di conseguenza si trattava di un elemento sufficiente per identificare la società come un’impresa pubblica e per qualificare gli apporti di capitale da essa concessi alla Sea Handling come risorse pubbliche e quindi aiuti di Stato.
La lunga vertenza
Sea Handling operava a Linate e Malpensa ed era una società interamente controllata da Sea Spa, il cui socio di maggioranza era (ed è tuttora) il Comune di Milano. Dal 2002 al 2010 Sea effettuò degli aumenti di capitale a favore della Sea Handling per un importo totale di 360 milioni di euro, considerati dalla Commissione europea aiuti di Stato non ammessi, disponendone il recupero. Per questo motivo Sea handling venne dismessa e sette anni fa nacque Airport handling, di proprietà per il 70 per cento degli arabi di dnata. Fu un’operazione sofferta che provocò una drastica riduzione di personale e una lunga stagione di scioperi.
Soldi arabi a Malpensa: il Gruppo dnata ora ha il 70% di Airport Handling