Sesto, continui furti al cimitero. E la statua dell’Ave Maria è ancora dispersa

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SESTO CALENDE – Nel novembre del 2020 l’Ave Maria, la celebre statua in bronzo che è considerato il più importante monumento del cimitero di Sesto Calende, spariva. Poco dopo è stata ritrovata nel camposanto di Angera. Un vero e proprio caso che ha chiamato in causa la politica cittadina, con più interventi dalla minoranza di Insieme per Sesto. Ma non solo: ora anche un cittadino, Mario Varalli, riaccende i riflettori sulla vicenda. Lo fa con una lettera indirizzata al sindaco Giovanni Buzzi, tra osservazioni sui furti al cimitero e la richiesta di chiarimenti sulla tutela del patrimonio artistico del cimitero. Della serie: «Cosa ha fatto il Comune?».

La vicenda

Il sestese Varalli ripercorre i passi della vicenda: «Il 6 ottobre 2020, il Comune di Sesto Calende, con provvedimento alquanto insolito, autorizzava un’impresa di pompe funebri, priva di qualunque titolo, ad asportare dalla tomba Sacchi la più importante opera d’arte del cimitero, L’Ave Maria, scultura dell’insigne artista Giulio Branca, appartenente alla corrente del verismo sociale». Un’autorizzazione definita «sorprendente», visto che «si sono violate ben quattro norme e si è prodotto un atto amministrativo invalido che l’organo emittente avrebbe dovuto immediatamente revocare per vizio di legittimità». L’intervento:

in Comune nessuno si è ricordato che la Giunta Comunale con deliberazione n. 147 del 29 settembre 2005 ha adottato il Piano Cimiteriale Comunale, in esecuzione della legge regionale n. 22 del 18 novembre 2003, Norme in materia di attività e servizi necroscopici, funebri e cimiteriali, e del regolamento di attuazione n. 6 del 9 novembre 2004, che all’art. 6 prende in considerazione “i monumenti funerari di pregio, per cui prevedere la conservazione o il restauro”.

In particolare, tra gli atti allegati al Piano, l’elaborato 10 Repertorio fotografico monumenti di pregio include la tomba Sacchi ed è contrassegnato da asterisco che significa “elementi prescrittivi”; l’elaborato 12 Norme tecniche di attuazione all’art. 5 fa riferimento al repertorio fotografico e stabilisce perentoriamente che ai monumenti di pregio si può fare solo manutenzione e restauro; l’elaborato 8 Planimetria e vincoli assegna alla tomba Sacchi ben due vincoli indicati dai colori giallo e rosso.

Il decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio agli artt. 10 e 12 tutela i beni immobili e mobili appartenenti agli enti pubblici territoriali “che presentano interesse artistico, storico”.

Il Regolamento di Polizia Mortuaria del Comune di Sesto Calende all’art. 53 afferma che “nessuna modifica può effettuarsi al progetto originale autorizzato dal Comune, senza averne fatta richiesta
ed ottenuta l’approvazione da parte del Comune.”

Il decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, Approvazione del regolamento di polizia mortuaria, all’art. 92 stabilisce che “non può essere fatta concessione di aree per sepolture private a persone o ad enti che mirino a farne oggetto di lucro e di speculazione.”

La copia restaurata

Fino a segnalare la «coincidenza». Infatti, mentre il Comune di Sesto «decideva di perdere L’Ave Maria che – come accertato nel convegno di studio su Branca svolto a Cannobio il 2 dicembre 2000 – è la statua originale”, il Comune di Milano – che al Cimitero Monumentale ha solo una copia con varianti – «decideva di finanziarne il restauro». Inoltre, nello stesso periodo, «ignoti malfattori rubavano i busti in bronzo del cimitero».

«Cosa ha fatto il Comune?»

Da qui, le domande rivolte al primo cittadino: «Cosa ha fatto il Comune in questi due anni e mezzo per far ritornare L’Ave Maria dove era stata collocata, più di centoventi anni fa, dall’illustre famiglia Sacchi a ricordo dei propri defunti e a decoro del cimitero?». O anche: «Cosa ha fatto il Comune per individuare i malfattori che hanno rubato i busti in bronzo?». E quindi: «Cosa ha fatto il Comune per tutelare quel poco che resta del patrimonio storico e artistico del cimitero?».

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