Statua scomparsa dal cimitero di Sesto. IxS: «Rimozione illegittima»

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SESTO CALENDE – «Vizi di legalità, legittimità e di competenza del funzionario, che portano a chiedere l’annullamento dell’atto trasmesso con gravissimo ritardo sulla domanda di accesso di sette mesi prima». Così i consiglieri di minoranza Giancarlo Rossi, Roberto Caielli e Floriana Tollini (Insieme per Sesto). Che tornano sulla questione già sollevata lo scorso novembre in merito alla scomparsa dell’Ave Maria. Si tratta della statua realizzata dallo scultore milanese di fine ‘800, Giulio Branca. E considerato «il più importante tra i monumenti presenti nel cimitero di Sesto Calende, un’opera di valore offerta a pubblico ornamento alla munificenza dell’illustre famiglia Sacchi». L’istanza presentata chiede anche al sindaco Giovanni Buzzi «di attivare tutte le azioni utili alla ricollocazione della statua».

Una tutela ben chiara

I consiglieri ricordano come l’opera d’arte «godesse di una tutela ben chiara nella sua posizione». E sostengono che «così come il Comune ha concesso il diritto al sepolcro alla famiglia Sacchi con la presenza della statua, non poteva concedere la rimozione della stessa se non attraverso una regolare pratica edilizia, richiesta dal titolare della concessione originaria». Un processo che «non è avvenuto». Da qui la richiesta dei tre esponenti IxS, facendo leva sulle «norme nazionali e locali, oltre a specifici atti del Comune». Infatti, proseguono, «abbiamo agito come consiglieri comunali, in rappresentanza dell’intera comunità (come stabilisce lo statuto comunale), in difesa dell’interesse pubblico – la cui autorizzazione ricade nella competenza del funzionario dell’edilizia privata e non del funzionario dei Lavori Pubblici – e della salvaguardia del patrimonio culturale di Sesto, che è diritto e dovere dell’amministrazione tutelare».

La denuncia di IxS

La denuncia riguarda «il grave ritardo (sette mesi) dell’informazione sul provvedimento richiesto». E che, «violando lo statuto del Comune e la legge 241/90, ha gravemente ostacolato le facoltà di iniziativa dei consiglieri». Inoltre segnalano che la rimozione «non è stata richiesta dalla famiglia (o dagli eredi aventi diritto), ma da una ditta che opera per scopi commerciali, che l’ha sostituita con una anonima croce in cemento».

Leggi e regolamenti

Insieme per Sesto elenca qui i richiami a leggi e regolamenti «che sono stati ignorati o disattesi»:

  • il “Piano Cimiteriale Comunale” che assegna alla tomba Sacchi due classi di tutela con specifiche indicazioni;
  • il “Regolamento di polizia mortuaria” nazionale approvato con D.P.R. n. 285 del 10.9.1990 che all’art. 92 prevede la non concessione a persone che mirino a lucro e speculazione;
  • il Regolamento Edilizio comunale, il quale subordina ad autorizzazione edilizia gli interventi sui monumenti più complessi
  • il “Regolamento di polizia mortuaria che dispone che nessuna modifica del progetto della tomba può effettuarsi senza richiesta e approvazione.
  • il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” che tutela le cose immobili e mobili appartenenti agli enti pubblici territoriali
  • il principio giuridico della ‘dicatio ad patriam’, riconosciuto e applicato nella nostra giurisprudenza volto a disciplinare il regime giuridico dei beni artistici – quali statue ornamentali e onorifiche – collocati in un luogo pubblico da soggetti privati.

La statua scomparsa dal cimitero di Sesto è stata ritrovata. Ma ad Angera

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