Sicurezza sul lavoro: 8 vittime e oltre 10 mila infortuni tra Varese e Como

Conti (a sinistra) e Fantini

VARESE – Sicurezza sul lavoro, i numeri assoluti fanno davvero paura: 1.208 morti nel 2023 di cui 8 in provincia di Varese. Se poi si vanno a guardare i numeri degli infortuni (10 mila nel territorio di competenza Ats), da quelli più gravi in giù c’è da restare di stucco. Siamo in Italia, «ma i numeri – ha spiegato Lorenzo Fantini, avvocato giuslavorista e responsabile della materia per il Ministero del Lavoro fino al 2013 ed estensore del decreto legislativo 81– sono più o meno in linea con tutti gli altri Paesi Europei. Anche quelli considerati più avanti rispetto a noi. Ecco, questo non deve essere motivo di consolazione, ma semmai spunti di una più profonda riflessione ed efficace azione per ridurre questi numeri».

Se poi si vuol dare una ragione economica alla necessità di intervenire per invertire la rotta in maniera decisiva c’è un dato, poco conosciuto, relativo ai 45 miliardi di euro che ogni anno Inail spende per gli infortuni dei lavoratori. Cifra pari al 3,21 del Pil per la prestazioni legate agli infortuni sul lavoro.

Uno stillicidio: parliamo di numeri, ma sono persone

Tema di stretta attualità quello al centro dell’incontro organizzato dall’Organismo paritetico provinciale Salute e Sicurezza Varese alle Ville Ponti. Tema di stretta attualità anche se si prende la ribalta delle cronache solo quando di mezzo c’è una vittima (l’ennesima, visto i numeri) o un infortunio grave. E a parlarne, questa mattina martedì 26 marzo, c’erano Fabio Conti, docente di Ingegneria Sicurezza sul Lavoro e Ambiente dell’Università dell’Insubria e Lorenzo Fantini.

I dati assoluti, come leggerli

Conti che ha dato la fotografia inerente il territorio di competenza di Ats Insubria (Varese e Como) ha spiegato che «fermarsi al numero assoluto dice poco. I dati, infatti, vanno parametrati al numero degli impiegati e alle ore lavorate. Il nostro territorio ha numeri relativamente piccoli, con l’Edilizia quale settore più delicato, ma ciò non significa che non si debba lavorare per incrementare la sicurezza sui posti di lavoro». E poi ha aggiunto: «I dati bisogna sempre leggerli, poiché gli infortuni lievi non vengono registrati o denunciati tanto che questo dato è molto basso».

Fantini invece ha puntato il suo intervento su scala nazionale affrontando anche la questione delle cause: «Da un lato la disattenzione dei lavoratori, dall’altro i non adeguati investimenti delle aziende. Due aspetti sui quali bisogna lavorare». Nel dettaglio, che poi dettagli non sono, Fantini ha detto senza troppi giri di parole che «dove voi vedete uno smartphone, io vedo un pericolo. Sono tantissimi gli infortuni provocati dall’utilizzo del cellulare mentre si sta lavorando».

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