Paolo Macchi (Siulp): «A Lavena tragedia sfiorata. Col taser non sarebbe successo»

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LAVENA PONTE TRESA – Non risulta ancora iscritto al registro degli indagati l’agente che questa mattina (giovedì 19 agosto) ha esploso un colpo di pistola ferendo un cittadino extracomunitario che, armato di coltello, gli si è scagliato contro. Ed è proprio l’episodio di via Marconi a riportare alla ribalta il tema della scarsa dotazione di strumenti che permetterebbe agli agenti (e a tutte le forze dell’ordine) di gestire le situazioni impreviste e complesse senza arrivare all’estrema ratio e utilizzare l’arma per legittima difesa.

O scappare o sparare

A porre di nuovo il tema all’attenzione di chi ha il potere di decidere in tal senso è Paolo Macchi, segretario del Siulp (sindacato di polizia) della provincia di Varese, «perché – dice Macchi – senza entrare nello specifico dell’episodio in questione, un agente nelle condizioni attuali e in situazioni delicate, ha solo due possibilità: o scappa, perché difendersi a mani nude non è sempre possibile, o spara. E spesso si sceglie la seconda possibilità».

La dinamica di via Marconi

Tornando poi all’episodio di Lavena Ponte Tresa. Le prime ricostruzioni parlando di un normale controllo avvenuto nei confronti di questo uomo. Il quale, davanti alla richiesta di fornire i documenti, ha risposto cercando di aggredire un agente brandendo un coltello. L’agente a quel punto è arretrato inciampando. Il collega ha subito richiamato l’attenzione dell’aggressore, il quale si è voltato buttandosi, sempre armato di coltello, addosso al poliziotto. E’ a quel punto che è stato esploso il colpo. Ora è chiaro che bisogna attendere la ricostruzione dell’esatta dinamica e anche quanto emergerà dalle analisi dell’arma (posta sotto sequestro) dalla quale è partita la pallottola.

Diamo agli agenti gli strumenti necessari

«Però – interviene Macchi – stanno scorrendo le stesse immagini dello stesso film di sempre. E che viene riproposto ogni volta che accadono cose del genere. E’ vero, bastava un nulla per finire in tragedia. Ma sarebbe stata sufficiente la giusta dotazione di strumenti per evitare il tutto. Il taser non è un capriccio. Se l’agente l’avesse avuto a disposizione l’avrebbe usato e la questione si chiudeva in cinque minuti. Senza contare tutto ciò che ne conseguirà per l’agente, il quale in questo momento è agghiacciato e non solo per le conseguenze economiche che comunque ci saranno, poiché la difesa di un avvocato costa e non poco».

I taser

Appello quello del Siulp per voce di Macchi che rischia anche questa volta di cadere nel vuoto. «Mi auguro di no. Perché ora abbiamo la speranza che qualcosa possa cambiare. Il primo governo Conte, con Salvini aveva fornito Taser in alcune province e in modo particolare nei grossi centri urbani. Questo governo li ha ritirati, ma ha promesso che li riconsegnerà. Speriamo. E speriamo che vengano destinati non solo alle grande città. Perché le situazioni più pericolose, anche se magari meno frequenti, avvengono nei piccoli centri dove gli uomini sul campo non sono tantissimi».

L’intervista sulla sicurezza degli agenti (puntata del 28 maggio 2021)

M24 TV – Macchi (Siulp): «Troppe aggressioni e poche tutele per gli agenti»

La nota del Sap

A sostegno di quanto sostenuto da Paolo Macchi si registra anche la nota di Stefano Paoloni Sap, che sostiene: «Il Taser si dimostra ancora indispensabile»

A Varese abbiamo dovuto affrontare un altro intervento rischioso e purtroppo è rimasto gravemente ferito un uomo di 35 anni.  Ancora una volta se avessimo potuto utilizzare il Taser non vi sarebbero state gravi conseguenze. Siamo assolutamente fiduciosi negli accertamenti e nelle verifiche che la magistratura dovrà effettuare, ma auspichiamo che non vengano emessi meri provvedimenti per “Atto dovuto” se non in caso di evidenti responsabilità. Nell’auspicio che l’uomo possa presto ristabilirsi esprimiamo vicinanza e solidarietà ai due colleghi coinvolti nell’intervento per il difficile momento professionale che stanno affrontando