Bellaria scopre le pietre d’inciampo: «Per un mondo più giusto, Somma vi è grata»

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SOMMA LOMBARDO – «Chissà cosa li ha spinti, chi a 17, chi a 61 anni, età così diverse tra loro, a mettere in gioco la propria esistenza per immaginare un mondo diverso. Più giusto, più vero, più libero». Il sindaco Stefano Bellaria la domanda se la fa, anche se la risposta ce l’ha sotto gli occhi: una piazza Vittorio Veneto piena per vedere inaugurare le pietre d’inciampo. Un omaggio, che sarà per sempre parte del porfido che offre l’accesso a Palazzo Viani Visconti, «il cuore della nostra città». E che si traduce in un messaggio di speranza: «Isaia, Bruno, Carlo e Attilio: Somma Lombardo vi è riconoscente».

Ricordare ed essere liberi

Oggi, 28 gennaio, sono state scoperti i manufatti d’ottone per celebrare Isaia Bianco, Bruno Colombo, Attilio Galli, Carlo Mossolani. Loro, vittime del nazifascismo, diventano il simbolo di riscatto di una società che prova a lasciarsi alle spalle una pagina nera della storia recente. Ma non la dimentica.

Politica a parte, la cerimonia è stata il risultato di un fronte unito: «Un grazie speciale ai consiglieri comunali (a partire da Aguzzi Casagrande, Barcaro e Giusti che hanno presentato la mozione) che all’unanimità hanno voluto la posa delle pietre d’inciampo». Ma anche alle associazioni e agli uffici. Perché il risultato «è bello». È bello sapere che «esiste un terreno comune da coltivare, da preservare e da difendere: quello della Costituzione Repubblicana nata grazie al sacrificio di chi ha combattuto, fino all’estremo dono di sé, la barbarie della dittatura nazifascista».

Un segno tangibile

«La memoria non può essere demandata al solo racconto dei testimoni o dei ricercatori, ma deve diventare visibile, simbolica, facilmente individuabile», ha concluso Bellaria. «Lo avevano ben compreso i nostri avi che hanno dedicato a partigiani e deportati vie, edifici pubblici, monumenti». E le pietre d’inciampo hanno proprio lo scopo di «rendere materiali, tangibili, visibili, insegnamenti e memoria, perché ciò che è accaduto non si ripeta e perché le milioni di persone mandate a morte in quanto “differenti”, possano, tramite il quotidiano ricordo, tornare a vivere».

A fargli eco, l’assessore alla Cultura, Donata Valenti: «Le ricerche proseguono per poter fare memoria di tutti coloro che hanno perso la propria vita per discriminazioni di vario tipo o per garantire la libertà a donne e uomini, nella speranza di un presente e di un futuro fatti di collaborazione, rispetto dei diritti e condivisione di idee e progetti carichi di umanità».

Non solo Somma

Anche ieri, 27 gennaio, sono state posate le pietre d’inciampo a Sesto Calende. Per ricordare Piero Poli, Leandro Mattea e Carlo Gazzulli. Oltre ad Attilio Galli, come a Somma.

Le parole del sindaco Giovanni Buzzi: «Ricordiamo persone, concittadini sestesi, che sono state vittime di una delle più aberranti atrocità commesse nella storia dell’umanità». E ancora: «In questo buio totale, l’unico barlume di speranza e di riscatto dell’umanità è stata l’azione – che è nostro dovere ricordare – di tante persone, anche in Italia, che hanno aiutato, nascosto al rastrellamento, sostenuto in diverse forme le vittime designate dello sterminio. A Sesto ricordiamo chi ha dato la vita per motivi di dissenso politico e non per motivi razziali: verso le vittime non c’è differenza nel compianto, ma nelle vittime del dissenso c’è anche un richiamo ad un valore che è comparabile a quello dell’umanità e il diritto alla vita di popoli e persone, e questo valore si chiama libertà. Ricordiamo, ricordiamo con rispetto e riconoscenza».

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