Sri Lanka sull’orlo dell’abisso

il Paese è tormentato da una crisi economica e sociale senza precedenti

di Alessandro Belviso

Lo Sri Lanka è sull’orlo della catastrofe, tormentato da una crisi economica e sociale mai vista prima e che persiste da dicembre. Lo scorso 10 luglio, dopo una serie di manifestazioni anche violente, la folla che ha invaso il cortile del palazzo presidenziale a Colombo ha ottenuto le dimissioni di Gotabaya Rajapaksa, su cui pesa l’accusa di corruzione, a capo di una dinastia di politici che governano il paese da oltre 20 anni. L’incarico di capo dello Stato è stato assunto temporaneamente da Ranil Wickremesinghe in attesa di nuove elezioni.

Le motivazioni della crisi sono però da ricercare nel lungo periodo. L’ex presidente è stato eletto nel 2019, anno in cui i cittadini hanno preferito affidarsi ad un conservatore ed ex militare, che grazie alla sua politica di nazionalismo buddhista è riuscito a contrastare alcuni gruppi terroristi, autori di diversi attentati di matrice religiosa che avevano spaventato gli elettori. Inoltre Gotabaya è stato uno dei protagonisti della guerra civile che ha dilaniato il paese tra il 1983 ed il 2009. In quell’anno, come Ministro della Difesa del governo del fratello Mahinda, ordinò l’offensiva finale contro i ribelli di etnia Tamil, ponendo fine al conflitto. Da quel momento l’isola è entrata in una nuova era, fatta di turismo, nuove opportunità ed investimenti esteri, ma anche di clientelismo e corruzione. E la famiglia Rajapaksa rappresenta pienamente i problemi del paese. Lo Sri Lanka non ha una struttura produttiva forte in nessun settore e dipende fortemente dall’estero per importazioni e denaro. Il nepotismo sottrae risorse preziose. Infine la pandemia di covid-19 che ha frenato il turismo e la debole politica monetaria hanno fatto il resto. Ad inizio anno il paese, indebitato per 51 miliardi di dollari, non aveva il denaro sufficiente per pagare gli interessi o per contrarre un altro prestito. Senza liquidità ed impossibilitato ad importare beni fondamentali, tra cui il cibo, e con l’inflazione al 54% a giugno, la vita in Sri Lanka è diventata impossibile per molti cittadini. Secondo l’ONU l’80% della popolazione è costretta a saltare un pasto per sopravvivere.

Le tensioni sociali sono dunque esplose. Migliaia di persone, guidate anche da movimenti studenteschi, hanno iniziato ad assaltare i palazzi del potere. La popolazione non ha individuato leader riconosciuti e non ha nemmeno un preciso disegno politico: protesta per migliorare la condizione economica, eliminare i partiti tradizionali ed accelerare la revisione della Costituzione. Il governo ad interim nominato un mese fa dovrebbe garantire la sicurezza di questo processo. Ma lo Sri Lanka non è il solo paese a basso reddito in crisi. Gli esperti del FMI sono preoccupati per l’immediato futuro. Secondo le loro stime, a causa della guerra ucraina e dell’inflazione oltre il 60% di questi stati rischiano la bancarotta.