Tadej Pogacar signore della Liegi

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La vittoria di ieri per Pogačar ha avuto una dedica speciale, quella per Darja, la madre della sua compagna Urška, scomparsa due anni fa, nei giorni che precedevano la Liegi-Bastogne-Liegi del 2022. Il campione sloveno decise allora di non lasciare la sua compagna in un momento così difficile e per questo non prese parte alla Doyenne, nonostante fosse il favorito numero uno per la vittoria, scegliendo di tornare in Slovenia.

«Ho fatto del mio meglio per Darja, la madre di Urška – Ha detto Pogačar – A lei dedico questa vittoria. Un’intera gara solo per lei, mentre correvo il mio pensiero è stato solo per lei».

Pogačar è il corridore dal cuore grande e mentre tagliava il traguardo sul viale delle Ardenne a Liegi, il suo sguardo e il dito della mano erano rivolti verso l’alto e dietro quel segno c’era una dedica importante, per la madre della sua compagna, morta per un tumore nel 2022.

La corsa è stata difficile, ma Pogačar e la UAE Emirates non hanno sbagliato nulla e hanno rispettato i piani che erano stati stabiliti con i tecnici della squadra.

«Tutto è andato come avevamo previsto, abbiamo fatto ciò che ci eravamo prefissati – così Pogačar ha voluto sottolineare la perfetta tattica della squadra grazie alla quale è arrivata la vittoria – Per le prime due o tre ore di gara, sapevamo che era fondamentale non prendere troppa acqua perché faceva molto freddo. Era importante indossare abiti caldi. Quando è iniziata la vera corsa, ho capito subito di avere buone gambe, ma senza il lavoro della squadra questo risultato non sarebbe arrivato».

Pogačar è l’uomo dei record e anche questo suo assolo, con il secondo classificato Romain Bardet arrivato dopo 1’39”: è il distacco maggiore tra primo e secondo dopo quello di Bernard Hinault, che nel 1980 tagliò il traguardo con oltre 9 minuti di vantaggio su Kuiper.

In Slovenia è festa grande, perché Pogačar ha vinto con la maglia di campione nazionale e per lui, questa è la seconda vittoria alla Doyenne e la sesta in una Classica Monumento.

«Per tutta la giornata ho continuato a ripetermi di fare attenzione e di stare attento. L’anno scorso non è andata bene e avevo sofferto molto il freddo. Ho avuto il supporto di una squadra fortissima. In salita spingevamo forte, ma in discesa e in pianura andavamo più piano, perché il vento arrivava da davanti. Domen Novak è stato bravissimo, mi ha preparato l’attacco a La Redoute, è andato fortissimo per qualche centinaio di metri e quando è scattato, sapevo che dovevo arrivare in cima e poi a tutto gas fino alla fine».

Quando c’è stata la caduta in corsa, il gruppo di testa non ha aspettato il rientro di del campione del Mondo Van der Poel, che è rimasto nella seconda metà del gruppo con un ritardo di oltre un minuto. Pogačar ha voluto spiegare che in quel momento non era la sua UAE Emirates a stare in testa e a fare il ritmo di gara.

«Quando c’è stato l’incidente non eravamo nemmeno davanti. Sjoerd Bax stava andando dritto come un treno e il suo compito era di andare avanti per 160 chilometri, se ci fosse stata la possibilità. Quando si è verificato l’incidente e il gruppo principale si è rotto, in testa è arrivata la Israel-Premier Tech, che ha iniziato a correre a tutta velocità sul rettilineo controvento, non eravamo noi a gestire la corsa in quel momento».

Adesso lo sloveno si prenderà un po’ di riposo e poi il 4 maggio sarà al via del Giro d’Italia. Sarà la prima volta che il campione dell’UAE Emirates correrà alla corsa rosa e il suo intento, è quello di riuscire a vincere Giro e Tour nella stessa stagione.

«Spero di essere in buona forma per il Giro e penso di poter migliorare ancora un po’. Nei grandi giri non è una questione di forza, è una questione di altre cose. Le gare di un giorno sono qualcosa di completamente diverso dalle gare a tappe di tre settimane. Poi naturalmente ho in mente anche il Tour de France».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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